6. La sovranità di Dio all’opera

“Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen” (Ro. 11:36).

Dio ha forse prestabilito che ogni cosa accada esattamente come sta accadendo? Ha Dio forse decretato che ciò che è corrisponde a ciò che doveva essere? In ultima analisi, questo è solo un altro modo per chiedersi: Forse che Dio sta governando il mondo e tutto ciò che esso contiene, persone incluse? Se Dio sta governando il mondo secondo uno scopo definito, allora forse che Egli lo governa secondo un qualche proposito, oppure senza alcuna particolare finalità o per caso? Se Egli lo governa secondo un determinato proposito, allora, quando esso fu stabilito? Forse che Dio continuamente cambia i Suoi propositi, facendone uno diverso ogni giorno, oppure il Suo proposito era già chiaramente stabilito fin dall'inizio? Le azioni di Dio, come le nostre, sono forse regolate dalle circostanze mutevoli, o sono il risultato del Suo eterno proposito? Se Dio aveva per ogni cosa uno scopo, prim'ancora che fosse creato l'uomo, allora quel proposito deve essere eseguito secondo il Suo disegno originale ed Egli sta ora operando per quel fine? Che cosa dicono le Scritture? Esse dichiarano che Dio: “ compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà” (Ef. 1:11).

Fra coloro che leggono questo libro, pochi certamente sono disposti a mettere in questione l'affermazione che Dio conosce e preconosce ogni cosa, ma forse pochi sarebbero disposti a fare un passo in più. Non è forse evidente che se Dio preconosce ogni cosa, Egli pure abbia prestabilito ogni cosa? Non è chiaro che Dio preconosce quello che avverrà, perché Egli ha decretato ciò che dovrà essere? La preconoscenza di Dio non è la causa degli avvenimenti, ma gli avvenimenti sono gli effetti del Suo eterno proposito. Quando Dio ha decretato che una cosa sarà, Egli sa che dovrà essere proprio così. Nella natura delle cose, non vi può essere nulla di conosciuto su quello che sarà, a meno che non sia certo che sarà così, e non vi è nulla di cerfto a meno che Dio non abbia stabilito che debba essere così. Si consideri, per esempio, la crocifissione. Su questo punto l'insegnamento delle Scritture è inequivocabile. Cristo è l'Agnello il cui sangue doveva essere versato, e questo era “ già designato prima della creazione del mondo” (1 Pi. 1:20). Avendo, allora, “ordinato” l'immolazione dell'Agnello, Dio sapeva che sarebbe stato condotto al macello, secondo il profeta Isaia. Il Signore Gesù non era stato “consegnato” da Dio preconoscendo che questo sarebbe avvenuto, ma mediante il Suo fisso consiglio e preordinazione (At. 2:23). La preconoscenza di avvenimenti futuri, è fondata, allora, sui decreti di Dio, per cui, se Dio preconosce tutto ciò che sarà, è perché Egli ha determinato in Sé stesso da ogni eternità, quel che sarà - “a lui note fin dall'eternità sono le Sue opere” (At. 15:18), il che dimostra come Iddio abbia un piano, che Dio non comincia casualmente la Sua opera, o senza conoscere se quel progetto andrà in porto, o  se il Suo piano avrà successo oppure no. Dio ha creato tutte le cose. Questa verità non sarà messa in questione da alcuno che non si pieghi di fronte alla testimonianza delle Sacre Scritture, né mai sosterrà che l'opera della creazione sia stata un'opera accidentale. Iddio prima formò il proposito di creare, e poi mise in azione il Suo atto creativo in adempimento di quel proposito. Tutti i veri cristiani adotteranno prontamente le parole del Salmista, e diranno: “Quanto son numerose le tue opere, SIGNORE! Tu le hai fatte tutte con sapienza; la terra è piena delle tue ricchezze” (Sl. 104:24). C'è forse qualcuno che sia d'accordo con quanto fin ora abbiamo detto, e che, nello stesso tempo, neghi che Dio si è fatto il proposito di governare il mondo che ha creato? Certamente la creazione del mondo non era il fine del proposito di Dio nel farla. Certamente Egli non si è determinato di creare il mondo e di porvi l'uomo, per poi lasciare entrambi alla loro fortuna. Deve essere chiaro come Dio  avesse in vista un qualche grande fine, degno delle Sue infinite perfezioni, e che Egli stia governando il mondo per compiere quelle finalità: “La volontà del SIGNORE sussiste per sempre, i disegni del suo cuore durano d'età in età” (Sl. 33:11), “Ricordate il passato, le cose antiche; perché io sono Dio, e non ce n'è alcun altro; sono Dio, e nessuno è simile a me. Io annunzio la fine sin dal principio, molto tempo prima dico le cose non ancora avvenute; io dico: Il mio piano sussisterà, e metterò a effetto tutta la mia volontà” (Is. 46:9,10).

Si potrebbero pure citare altri brani per mostrare come Dio abbia molti progetti al riguardo di questo mondo e dell'uomo, e come essi andranno a compimento nel modo più certo e sicuro. E' solo quando, infatti, così si considerano, che noi si potrà apprezzare con intelligenza le profezie della Scrittura. Nella profezia l'Iddio onnipotente si è compiaciuto di portarci nella camera segreta dei Suoi eterni consigli, per farci conoscere ciò che Egli si è proposto di fare nel futuro. Le centinaia di profezie che troviamo sia nell'Antico come nel Nuovo Testamento non sono tanto predizione su ciò che accadrà, ma rivelazioni che Dio ci fa su ciò che Egli si è proposto di far accadere.

Noi sappiamo dalle profezie che quest'età presente, come tutte le precedenti, dovrà finire con la piena dimostrazione dell'umano fallimento. Sappiamo che vi sarà un generale rinnegamento della verità, un'apostasia generale. Sappiamo che dovrà manifestarsi l'Anticristo, e che Egli avrà successo nell'ingannare il mondo intero. Sappiamo che la carriera dell'Anticristo sarà, come una corda, tagliata corta e che sarà posta fine al miserabile tentativo dell'uomo di governare sé stesso, dal ritorno del Figlio di Dio. Queste, e centinaia d'altre cose sono incluse nei decreti eterni di Dio, ora comunicatici dalla sicura Parola di profezia. Esse avranno sicuramente luogo perché è infallibilmente certo che tutto ciò che Dio si è proposto di fare avverrà, che queste sono "le cose che devono avvenire tra breve" (Ap. 1:1).

Qual era, dunque, il gran proposito per il quale questo mondo, e l'intera razza umana, era stato creato? La risposta della Scrittura è: "L'Eterno ha fatto ogni cosa per se stesso" (Pr. 16:4 ND), come pure: "Tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà (o beneplacito) furono create ed esistono" (Ap. 4:11). Il gran fine della creazione, era la manifestazione della gloria di Dio. I cieli dichiarano la gloria di Dio, ed il firmamento mostra l'opera delle Sue mani, ma è stato soprattutto attraverso l'uomo, originalmente fatto a Sua propria immagine e somiglianza, che Dio ha voluto manifestare la Sua gloria. In che modo il grande Creatore doveva essere glorificato dall'uomo? Prima della Sua opera creativa, Dio vide la caduta di Adamo e la conseguente rovina della sua razza, quindi, non può essere che l'uomo avesse dovuto glorificarlo permanendo in uno stato d'innocenza. Allo stesso modo, c'è insegnato che Cristo era stato "preordinato prima della creazione del mondo" per diventare il Salvatore degli uomini decaduti. La redenzione dei peccatori tramite il Cristo non era, infatti, un ripensamento di Dio, non era un espediente per riparare una calamità imprevista. No, era una divina provvidenza, e quindi, quando l'uomo cadde, egli trovò misericordia camminando mano nella mano della giustizia. Da ogni eternità Dio aveva stabilito che il nostro mondo dovesse essere la scena in cui si sarebbe manifestata la Sua molteplice grazia e sapienza, nella redenzione di peccatori perduti, "la infinitamente varia sapienza di Dio, secondo il disegno eterno che egli ha attuato mediante il nostro Signore, Cristo Gesù" (Ef. 3:10,11). Per la realizzazione di questo glorioso progetto, Dio ha governato il mondo fin dall'inizio, e continuerà a farlo fino alla fine. E' stato ben scritto: "Non potremmo mai comprendere la provvidenza di Dio sul nostro mondo, se non la consideriamo come una macchina complicata formata di decine di migliaia di parti, e che insieme funzionano per un unico fine: la manifestazione dell'infinitamente varia sapienza di Dio nella salvezza della Chiesa", cioè di coloro che sono "chiamati fuori". Ogni altra cosa, qui, è subordinata a questo proposito centrale. E' dopo aver compreso questa verità di base che, mosso dallo Spirito Santo, l'apostolo è condotto a scrivere: "Ecco perché sopporto ogni cosa per amor degli eletti, affinché anch'essi conseguano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna" (2 Ti. 2:10).

Ciò che ora vorremmo contemplare è l'operare della sovranità di Dio nel governo di questo mondo. Al riguardo dell'opera di governo di Dio sul mondo materiale basterà ora osservare poche cose. Nei capitoli precedenti, infatti, abbiamo mostrato come la materia inanimata e tutte le creature irrazionali sono soggette al beneplacito di Dio in modo assoluto. Siamo disposti ad ammettere, certo, che il mondo materiale appare essere governato da leggi che sono stabili e più o meno uniformi nel loro operare. La Scrittura, però, insieme alla storia ed all'osservazione, ci spinge a riconoscere il fatto che Dio sospenda queste leggi ed agisca indipendentemente da esse, ogni qual volta si compiaccia di farlo. Nel mandare le Sue benedizioni o i Suoi giudizi sulle Sue creature, Egli può fare in modo che il sole si fermi, e che le stelle, nel loro corso, combattano per il Suo popolo (Gd. 5:20). Egli può mandare oppure trattenere “la prima e l'ultima pioggia” secondo il dettato della Sua infinita sapienza. Egli può colpire con malattie o benedire con la salute. In breve, essendo Egli Dio, essendo Egli Sovrano assoluto, non è tenuto ad osservare alcuna legge di natura, ma Egli governa il mondo materiale come Gli sembra più opportuno. Che dire, però, del governo di Dio sulla famiglia umana? Che cosa rivela la Scrittura al riguardo del Suo modus operandi nel contesto del Suo governo sull'umanità? Fino a che punto e con quale tipo di influenze Egli controlla i figli degli uomini? Divideremo la nostra risposta a questa questione, in due parti e considereremo dapprima il metodo di Dio nel trattare con i giusti, i Suoi eletti, e poi con il Suo metodo nel trattare con gli empi.

Il metodo di Dio nel trattare con i giusti
1.  Dio esercita sui Suoi eletti un potere o un'influenza vivificante. Per natura essi sono spiritualmente morti, morti nelle trasgressioni e nei peccati, e quindi, il loro bisogno di base è quello della vita spirituale, giacché “e uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio” (Gv. 3:3). Con la nuova nascita Iddio ci porta dalla morte alla vita (Gv. 5:24). Egli ci impartisce una nuova natura (2 Pi. 1:4). Ci libera dal potere delle tenebre e ci trasporta nel regno dell'amato Suo Figlio (Cl. 1:13). E' chiaro che noi non potremmo fare questo da soli, perché noi siamo “senza forza” (Ro. 5:6), per questo è scritto: “Infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù” (Ef. 2:10). Con la nuova nascita noi siamo fatti partecipare alla natura divina: un principio, un “seme”, una vita, che ci è comunicata e che “nasce dallo Spirito” e che quindi “è spirito”, nasce dallo Spirito Santo, e quindi, è santo. Indipendentemente da questa natura divina e santa, impartitaci alla nuova nascita, è del tutto impossibile che un uomo possa generare un qualsiasi impulso spirituale, formare un qualsiasi concetto spirituale, pensare un pensiero spirituale, comprendere le cose spirituali e, ancor meno, compiere opere spirituali. “Senza santità nessuno vedrà il Signore”, ma l'uomo naturale non ha desiderio alcuno per la santità, e ciò che Iddio per questo ha provveduto, egli non lo vuole. Forse che un uomo potrà pregare, perseguire, sforzarsi di raggiungere, ciò che disdegna? Certo no. Se allora un uomo “segue” ciò che cordialmente per natura egli disdegna, se ora ama ciò che un tempo odiava, è perché in lui è avvenuta una trasformazione miracolosa. Un potere a lui estraneo ha operato su di lui. Gli è stata impartita una natura interamente differente dalla sua vecchia. Per questo è scritto: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Co. 5:17). Una persona simile a quella che abbiamo or ora descritta, è passata dalla morte alla vita, è stata fatta volgere dalle tenebre alla luce, dal potere di Satana a quello di Dio (At. 26:18). Un tale cambiamento non può essere spiegato in alcun altro modo. La nuova nascita è molto, molto di più che versare qualche lacrima per un rimorso temporaneo a causa di un peccato commesso. E' molto di più che imprimere un nuovo corso alla nostra vita, abbandonare vecchie abitudini e sostituire ad esse delle buone. E' qualcosa di molto maggiore di coltivare e praticare qualche nobile ideale. Essa va molto più in profondità che accogliere l'invito di qualche evangelista per stringergli la mano, firmare un qualche impegno su carta, oppure diventare membro di una chiesa. La nuova nascita non è semplicemente un voltar pagina: è ricevere e avere nuova vita. Non è una semplice riforma, ma una trasformazione completa. In breve, la nuova nascita è un miracolo, il risultato dell'opera soprannaturale di Dio. E' radicale, rivoluzionaria, durevole. Ecco qual è la prima cosa, in ordine di tempo, che Dio opera sui Suoi eletti  Egli prende persone spiritualmente morte e le vivifica, dà loro nuova vita. Egli si fa carico di persone che erano state formate nell'iniquità e concepite nel peccato, conformandole poi all'immagine di Suo Figlio. Egli afferra un prigioniero e servo di Satana, e lo rende membro della famiglia della fede. Egli raccoglie “per strada” un mendicante e lo rende coerede con Cristo. Egli viene incontro ad uno che è pieno di inimicizia contro di Lui, e Gli dà un nuovo cuore pieno d'amore per Lui. Egli si piega verso uno che, per natura, è ribelle, ed opera in lui il volere e l'operare secondo il Suo beneplacito. Con la Sua irresistibile potenza Egli trasforma un peccatore in un santo, un nemico in amico, un servo del Diavolo in un figlio di Dio. Si capisce bene, allora, il perché siamo spinti a cantare: “Quando tutta la Tua misericordia, o Dio mio, la mia anima errante contempla, e considera come mi hai salvato, non posso altro che esprimere tutta la mia stupefazione, il mio amore e la mia lode per Te”.

2. Iddio esercita sui Suoi eletti un'influenza od una potenza energizzante. L'Apostolo pregava per i credenti di Efeso, affinché gli occhi della loro mente fossero illuminati, fra le altre cose, “affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva tra i santi” (Ef. 1:18), come pure: “affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell'uomo interiore” (3:16). E' così che i figli di Dio sono messi in grado di combattere il buon combattimento della fede, e lottino contro le forze avverse che costantemente sono in guerra contro di loro. In loro stessi, essi non avrebbero forza alcuna, non sarebbero che “pecore”, e le pecore sono fra gli animali più privi di difesa che vi siano. La promessa, però, è sicura: “Egli dà forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato” (Is. 40:29). E' questo il potere energizzante che Dio esercita in ed attraverso i giusti, che così sono messi in grado di servirlo in modo accettabile. Disse l'antico profeta: “quanto a me, io sono pieno di forza, dello Spirito del SIGNORE, di giustizia e di coraggio, per far conoscere a Giacobbe la sua trasgressione e a Israele il suo peccato” (Mi. 3:8). Ai Suoi apostoli, il Signore disse: “riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni” (At. 1:8), e così avvenne, e di questo abbiamo testimonianza da ciò che leggiamo subito dopo: “Gli apostoli, con grande potenza, rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù; e grande grazia era sopra tutti loro” (At. 4:33). Era stato così per l'Apostolo Paolo: “la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza” (1 Co. 2:4). Il raggio d'azione di questa potenza non è limitato al servizio, perché leggiamo in 2 Pietro 1:13: “La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù”. Allo stesso modo, le varie virtù del carattere cristiano sono prodotte solo dallo Spirito di Dio, essendone il frutto: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Ga. 5:22). Si confronti al riguardo anche Efesini 5:9.

3.  Iddio esercita sui suoi eletti un'influenza di guida. Anticamente Egli aveva guidato il Suo popolo attraverso il deserto, dirigendone i passi, con una colonna di nuvole di giorno e con una colonna di fuoco la notte. Oggi pure Egli conduce i Suoi santi, sebbene Egli lo faccia non tanto esteriormente, ma interiormente. “Questo è Dio, il nostro Dio in eterno; egli sarà la nostra guida” (Sl. 48:14). Egli ci guida a volere ed a fare ciò di cui Egli si compiace. Che lo faccia, è chiaro dalle parole dell'Apostolo: “siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Ef. 2:10). E' escluso, quindi, da parte nostra, qualsiasi motivo di vanto: in tutto questo solo Dio ne riceve gloria, perché, con il profeta, dobbiamo dire: “SIGNORE, tu ci darai la pace; poiché ogni opera nostra la compi tu per noi” (Is. 26:12). E' quanto mai vero, allora che: “ Il cuore dell'uomo medita la sua via, ma il SIGNORE dirige i suoi passi” (Pr. 16:9). Si confronti questo con il Salmo 65:4 ed Ezechiele 36:27.

4. Dio esercita suoi Suoi eletti un'influenza o un potere di preservazione. Molti sono i testi biblici che presentano questa verità benedetta: “Voi che amate il SIGNORE, odiate il male! Egli custodisce le anime dei suoi fedeli, li libera dalla mano degli empi” (Sl. 97:10); “Poiché il SIGNORE ama la giustizia e non abbandona i suoi santi; essi son conservati in eterno; ma la discendenza degli empi sarà sterminata/” (Sl. 37:28); “Il SIGNORE protegge tutti quelli che l'amano, ma distruggerà tutti gli empi” (Sl. 145:20). E' superfluo moltiplicare le citazioni o discutere a questo punto la questione della responsabilità e della fedeltà del credente – noi non potremmo in alcun modo “perseverare” se Dio  non ci preservasse, non più di quanto potremmo respirare una volta che Iddio ci togliesse il respiro. Noi siamo, infatti: “dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi” (1 Pi. 1:5). Si confronti ancora 1 Cronache 18:6. Rimane ancora per noi da considerare

Il metodo di Dio nel trattare con gli empi
Quando contempliamo come Dio tratti, governando, con i non eletti, troviamo che Egli esercita su di loro una quadruplice influenza o potere. Adotteremo qui la netta suddivisione a suo tempo proposta dal dott. Rice.

1. Dio esercita sugli empi un'influenza di contenimento mediante la quale ad essi viene impedito di compiere ciò che essi sarebbero inclini a fare. Un esempio impressionante di questo, lo troviamo in Abimelec, re di Gerar. Abraamo si era recato a Gerar e temeva che, a causa di sua moglie, egli potesse essere ucciso; così egli le chiede di fingere d'essere sua sorella. Considerandola una donna non sposata, Abimelec la manda a prendere, e vediamo come Dio, in questa circostanza, agisca con la Sua potenza per proteggere il suo onore: "Dio gli disse nel sogno: «Anch'io so che tu hai fatto questo nell'integrità del tuo cuore: ti ho quindi preservato dal peccare contro di me; perciò non ti ho permesso di toccarla" (Ge. 20:6). Se Dio non si fosse interposto, Abimelec avrebbe fatto un grave torto a Sara, ma il Signore lo contiene, gli impedisce di mettere in atto ciò che il suo cuore gli suggeriva. Un caso simile lo troviamo in connessione con Giuseppe ed il trattamento che i suoi fratelli vorrebbero riservargli. A causa della parzialità di Giacobbe verso Giuseppe, i suoi fratelli "lo odiavano", e quando pensano di averlo in loro potere, essi complottano per ucciderlo (Ge. 37:18). Iddio, però, non permette loro di eseguire le loro malvagie intenzioni. In primo luogo Egli spinge Ruben a liberarlo dalle loro mani, e poi fa' in modo che Giuda suggerisca che, in vece di ucciderlo, Giuseppe sia venduto a degli Israeliti di passaggio, che lo porteranno poi in Egitto. Che fosse stato Dio a contenere, a frenare i fratelli di Giuseppe, è chiaro dalle sue stesse parole, molto più tardi, quando egli rivela loro la sua identità: "Non siete dunque voi che mi avete mandato qui, ma è Dio. Egli mi ha stabilito come padre del faraone, signore di tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d'Egitto" (Ge. 45:8). L'influenza di contenimento che Dio esercita sugli empi e sui malvagi è esemplificata in modo altrettanto sorprendente nella persona di Balaam, il profeta assunto da Balak per maledire gli Israeliti. Non si potrebbe leggere questo ispirato racconto senza scoprire che, se fosse stato lasciato a sé stesso, Balaam avrebbe senz'altro prontamente accettato l'offerta di Balak. Quanto sia evidente che Dio contenga gli impulsi del suo cuore, è chiaro da quanto Balak stesso afferma: "Come farò a maledirlo se Dio non l'ha maledetto? Come farò a imprecare se il SIGNORE non ha imprecato? ... Ecco, ho ricevuto l'ordine di benedire; egli ha benedetto; io non posso contraddire" (Nu. 23:8,20). Non solo Dio esercita un'influenza di contenimento individualmente sugli empi, ma Egli lo fa pure su interi popoli, come vediamo illustrato in Esodo 34:24: "Io scaccerò davanti a te delle nazioni e allargherò i tuoi confini; nessuno oserà appropriarsi del tuo paese, quando salirai, tre volte all'anno, per comparire alla presenza del SIGNORE, che è il tuo Dio". Tre volte l'anno, ogni maschio israelita, su comando di Dio, doveva lasciare la propria casa e lavoro, per recarsi a Gerusalemme ed osservare la Festa del Signore. Nel testo succitato, apprendiamo come Egli prometta che, durante il loro soggiorno a Gerusalemme, Egli avrebbe sorvegliato le loro case incustodite proteggendole dai desideri e dalle mire dei loro pagani vicini.

2. Dio esercita sugli empi un'influenza d'ammorbidimento disponendoli, in modo contrario alle loro naturali inclinazioni, a fare ciò che promuove la Sua causa. Nel punto precedente ci eravamo riferiti alla storia di Giuseppe come illustrazione che Dio esercita un'influenza di contenimento sugli empi. Quello stesso racconto illustra pure come Dio pure eserciti un'influenza d'ammorbidimento sugli empi. Ci  è detto che, quand'egli si trovava nella casa di Potifar, "Il suo padrone vide che il SIGNORE era con lui e che il SIGNORE gli faceva prosperare nelle mani tutto ciò che intraprendeva. Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e si occupava del servizio personale di Potifar, il quale lo fece maggiordomo della sua casa e gli affidò l'amministrazione di tutto quello che possedeva" (Ge. 39:3,4). Più tardi, quando Giuseppe è ingiustamente gettato in prigione, ci è detto: "E il SIGNORE fu con Giuseppe, gli mostrò il suo favore e gli fece trovar grazia agli occhi del governatore della prigione" (Ge. 39:21) tanto che pure la sua permanenza in una prigione gli aveva conferito onore e benevolenza. Infine, dopo la sua liberazione dalla prigione, apprendiamo da Atti 7:10: "lo liberò da ogni sua tribolazione, e gli diede sapienza e grazia davanti al faraone, re d'Egitto, che lo costituì governatore dell'Egitto e di tutta la sua casa". Un'evidenza altrettanto impressionante della potenza di Dio di addolcire i cuori del Suoi nemici, lo vediamo nel modo in cui la figlia del Faraone tratta il piccolo Mosè. Il fatto è ben conosciuto. Ad un levita nasce un figlio che tiene nascosto per tre mesi sottraendolo all'iniquo decreto di morte del Faraone. La sorella di Mosè, non essendo più in grado di tenerlo nascosto, lo pone in una cesta nell'acqua del Nilo, accanto alla riva. La cesta è scoperta nientemeno che dalla figlia del Faraone, venuta a fare un bagno nel fiume. Invece che prestare ascolto a ciò che suo padre aveva ordinato e gettare in acqua il bambino, ci è detto che: "Ne ebbe compassione" (Es. 2:6). La vita di questo bambino, così, è risparmiata e più tardi Mosè diventa il figlio adottivo di una principessa! Dio ha libero accesso al cuore di ogni essere umano ed Egli lo indurisce oppure ammorbidisce secondo i Suoi sovrani propositi. Il profano Esaù giura di vendicarsi di suo fratello per ciò che questi ha fatto a loro padre, eppure quando incontra Giacobbe, invece che ucciderlo, ci è detto che: "Esaù gli corse incontro, l'abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero" (Es. 33:4). Acab, il debole e malvagio consorte di Jezebel,. Era furioso contro il profeta Elia, alla cui parole il cielo era rimasto senz'acqua per tre anni e mezzo, così furioso che, ci è detto che l'aveva fatto cercare in ogni nazione e regno, e che aveva fatto persino un solenne giuramento di eliminarlo (1 Re 18:10). Eppure, quando s'incontrano, invece di uccidere il profeta, Acab ubbidisce umilmente alla proposta che gli fa: "Acab mandò a chiamare tutti i figli d'Israele, e radunò quei profeti sul monte Carmelo" (1 Re 18:20). Ancora, Ester, la povera israelita, sta per entrare alla presenza dell'augusto monarca medo-persiano , "sebbene ciò sia contro la legge" (Et. 4:16), lei dice. Va da Lui a malincuore, aspettandosi solo di "perire", ma poi ci è detto: "Quando il re vide la regina Ester in piedi nel cortile, lei si guadagnò la sua grazia; il re stese verso Ester lo scettro d'oro che teneva in mano; ed Ester si avvicinò, e toccò la punta dello scettro". Notiamo ancora come Daniele, ragazzo, sia prigioniero in una corte straniera. Il re procura lui ed ai suoi compagni una fornitura quotidiana di cibo e bevanda. Daniele, però, risolve nel suo cuore di non contaminarsi con quanto gli è provveduto, e fa sapere questo suo proposito al suo responsabile diretto, il capo degli eunuchi. Che accade, però? Il suo padrone è un pagano che "temeva" il re. Forse che questi si rivolta rabbiosamente contro Daniele imponendogli che esegua senza ritardo gli ordini che gli sono stati dati? No, di fatti leggiamo: "Dio fece trovare a Daniele grazia e compassione presso il capo degli eunuchi" (Da. 1:9). "Il cuore del re, nella mano del SIGNORE, è come un corso d'acqua; egli lo dirige dovunque gli piace" (Pr. 21:1). Di questo abbiamo una notevole illustrazione in Ciro, il re pagano della Persia. Il popolo di Dio è in forzato esilio, ma stava per realizzarsi la profetizzata fine della loro cattività. Al tempo stesso, il Tempio, a Gerusalemme, era in rovina e, come abbiamo detto, gli ebrei erano costretti a dimorare in un paese lontano. Che speranza vi poteva essere per la ricostruzione della Casa del Signore? Notate che cosa fa il Signore: "Nel primo anno di Ciro, re di Persia, affinché si adempisse la parola del SIGNORE pronunziata per bocca di Geremia, il SIGNORE destò lo spirito di Ciro, re di Persia, il quale a voce e per iscritto fece proclamare per tutto il suo regno questo editto: «Così dice Ciro, re di Persia: "Il SIGNORE, Dio dei cieli, mi ha dato tutti i regni della terra, ed egli mi ha comandato di costruirgli una casa a Gerusalemme, che si trova in Giuda…" (Ed. 1:1,2). Ricordate che Ciro era un pagano, e la storia secolare rende testimonianza come egli fosse un uomo molto malvagio, eppure il Signore lo spinge a pubblicare quest'editto, affinché si adempisse la Sua parola, trasmessa attraverso Geremia, settant'anni prima. Un'ulteriore e simile illustrazione, si trova in Edsdra 7:27, dove troviamo Esdra che ringrazia Iddio per aver fatto si che il re Antaserse avesse permesso che fosse completata ed abbellita la casa che Ciro aveva comandato di ricostruire: "Benedetto sia il SIGNORE, Dio dei nostri padri, che ha così disposto il cuore del re a onorare la casa del SIGNORE, a Gerusalemme" (Ed. 7:27).

3. Iddio esercita sui malvagi un'influenza direttiva affinché, pur dal male che intendono fare, ne risulti un bene. Torniamo ancora una volta alla storia di Giuseppe come ad un caso illuminante al riguardo. Nel vendere Giuseppe agli Israeliti, i suoi fratelli avevano, di fatto, agito con motivazioni crudeli e senza scrupoli. Il loro scopo era quello di liberarsi di lui, ed il passaggio di questi schiavisti stranieri era tornato loro comodo. Per loro, quest'atto era nulla di più che far diventare schiavo un nobile giovane per motivo di guadagno. Osservate però, ora, in  che modo Iddio stesse segretamente operando per volgere la loro malvagità in bene. La Provvidenza aveva fatto in modo che questi Ismaeliti passassero proprio al momento giusto tanto da impedire che Giuseppe fosse assassinato, perché i suoi fratelli già avevano complottato in questo senso. Inoltre, questi Ismaeliti erano in viaggio verso l'Egitto, il paese stesso al quale Iddio si era proposto di mandare Giuseppe. Così Iddio fa in modo che essi siano disposti ad acquistare Giuseppe proprio allora. In questo avvenimento, l'azione della mano di Dio è più che una fortunata coincidenza. Questo è chiaro dalle parole che Giuseppe pronunzierà molto tempo dopo: "Dio mi ha mandato qui prima di voi, perché sia conservato di voi un residuo sulla terra e per salvare la vita a molti scampati" (Ge. 45:7). Un'altra illustrazione, ugualmente impressionante, di Dio che dirige le azioni del malvagio, suo malgrado, si trova in Isaia 10:5-7: "Guai all'Assiria, verga della mia ira! Ha in mano il bastone della mia punizione. Io la mando contro una nazione empia, la dirigo contro il popolo che ha provocato la mia ira, con l'ordine di darsi al saccheggio, di far bottino, di calpestarlo come il fango delle strade. Ma essa non la intende così; non così la pensa in cuor suo; essa ha in cuore di distruggere, di sterminare nazioni in gran numero". Il re d'Assiria si era preposto di dominare il mondo, "di sterminare nazioni in gran numero", ma Dio era in controllo della sua ambizione militare e concupiscenza, e fa in modo che egli concentri la sua attenzione nel conquistare l'insignificante nazione d'Israele. Questo non era stato originalmente concepito dal re, che "non la intende così", ma Dio gli dà questo compito ed egli non può fare altro che adempierlo. Si confronti pure Giudici 7:22. L'esempio supremo dell'influenza di Dio che controlla e dirige, esercitata da Dio sui malvagi, è la Croce di Cristo con tutte le circostanze che la circondano. Se mai ci fu una provvidenza sovrintendente, questo è l'esempio più incontrovertibile. Da ogni eternità Iddio aveva prestabilito ogni dettaglio di quell'avvenimento capitale. Nulla è lasciato al caso o al capriccio dell'uomo. Dio aveva decretato quando, come e dove il Suo amato Figlio sarebbe dovuto morire. Gran parte di ciò che Egli aveva disposto al riguardo della Crocifissione, era stato preannunciato attraverso i profeti dell'Antico Testamento, e nell'accurato e letterale adempimento di queste profezie, noi abbiamo chiara prova e piena dimostrazione dell'influenza di controllo e di direzione che Egli esercita sui malvagi. Nemmeno una cosa avviene diversamente da ciò che Iddio aveva stabilito, e tutto ciò che Egli aveva ordinato, si realizza esattamente come Egli si era proposto. Egli aveva decretato (e fatto conoscere nelle Scritture) che il Salvatore sarebbe stato tradito da uno dei Suoi stessi discepoli, "l'amico con il quale vivevo in pace" (Sl. 41:9, cfr. Mt. 26:50), ed ecco che l'apostolo Giuda lo vende ai Suoi avversari. Era stato decretato che il traditore ricevesse, per questa sua orrenda perfidia, trenta monete d'argento, ed ecco che i sacerdoti gli offrono questa stessa somma. Era stato decretato che il prezzo del tradimento dovesse essere usato per uno scopo particolare, cioè l'acquisto del campo del vasaio: ecco così che Dio fa si che Giuda restituisca questo denaro ai sacerdoti, guidando poi il loro "consiglio" (Mt. 27:7): essi poi, faranno esattamente così. Era stato decretato che vi dovessero essere "falsi testimoni" ad accusare nostro Signore (Sl. 35:11), ed ecco che sorgono proprio dei tali. Era stato decretato che il Signore della gloria dovesse ricevere "insulti e sputi" (Is. 50:6), ed ecco che non mancano quei vigliacchi che siano pronti a farlo. Era stato decretato che il Salvatore dovesse essere "contato fra i trasgressori", ed ecco Pilato, diretto da Dio, dà ordini affinché sia crocifisso, e Gesù capita che condivida in quel momento la sorte di due ladroni. Era stato decretato che gli fosse dato da bere aceto e mirra quando Egli sarebbe stato appeso alla croce, ed ecco che il decreto di Dio si realizza alla lettera. Era stato decretato che dei soldati senza cuore si sarebbero giocate le Sue vesti a dadi, ed ecco che immancabilmente accade proprio questo. Era stato decretato che neppure un osso gli fosse spezzato (Salmo 30:20), ed ecco che la mano di Dio, in controllo d'ogni cosa, che aveva permesso che fossero state spezzate le gambe dei ladroni, impedisce che questo venga fatto al Signore. Ah, non sono stati trovati abbastanza soldati in tutte le legioni di Roma, e non abbastanza demoni in tutte le gerarchie di Satana, a spezzare un solo osso nel corpo di Cristo. Sapete perché? Perché Iddio aveva decretato che neanche un solo Suo osso dovesse essergli spezzato. Vorreste che io continuassi con altri esempi? Non c'è problema: potrei farlo, perché l'adempimento accurato e letterale di tutto ciò che la Scrittura aveva predetto in connessione con la Crocifissione, dimostrano, oltre ogni possibilità di contestazione, che un Potere onnipotente stava dirigendo e sovrintendendo tutto ciò che era avvenuto in quei giorni.

4. Dio, inoltre indurisce il cuore degli uomini malvagi, ed acceca le loro menti. Si, Dio indurisce cuori umani ed acceca menti umane: questo è il modo in cui la Scrittura Lo rappresenta. Nello sviluppare il tema della sovranità di Dio in azione, riconosciamo che abbiamo ora raggiunto l'aspetto più impressionante d'essa, e particolarmente a questo punto è necessario attenerci strettamente alle parole della Sacra Scrittura. Dio ci guardi dall'andare oltre di una sola frazione a ciò che dice la Sua Parola, ma Egli pure ci conceda di andare fino al punto in cui va la Sua Parola. E' vero che le cose segrete appartengono al Signore, ma è pure vero che ciò che la Scrittura ci rivela appartiene a noi ed ai nostri figli. "Poi mutò il cuore di questi; essi odiarono il suo popolo e tramarono inganni contro i suoi servi" (Sl. 105:25). Questo versetto fa riferimento al soggiorno dei discendenti di Giacobbe nella terra d'Egitto, quando, dopo la morte del Faraone che aveva accolto  l'antico patriarca e la sua famiglia, "sorse un re che non aveva conosciuto Giuseppe", ed ai suoi tempo il numero dei figli di Israele era cresciuto così tanto da superare gli stessi egiziani. E' allora che Dio "muta il loro cuore" affinché odiassero il Suo popolo. La conseguenza dell'odio degli egiziani è ben nota: essi pongono gli israeliti sotto un duro regime di servaggio fino al punto che la loro sorte diventa del tutto intollerabile. Allora i miseri e impotenti israeliti gridano a Dio, e, come risposta, Egli incarica Mosè a diventare il loro liberatore. Dio, così, rivela Sé stesso al Suo servitore eletto, gli concede di fare presso la corte egiziana, un certo numero di segni miracolosi, e poi gli ordina di presentarsi dal faraone e di richiedergli che Egli lasci andare per tre giorni il popolo di Israele nel deserto, affinché renda il suo culto al Signore. Prima che però Mosè inizi il suo viaggio, Dio così lo ammonisce al riguardo del faraone: "Quando sarai tornato in Egitto, avrai cura di fare davanti al faraone tutti i prodigi che ti ho dato potere di compiere; ma io gli indurerò il cuore ed egli non lascerà partire il popolo" (Es. 4:21). Se ora ci chiediamo: perché mai Iddio indurisca il cuore del faraone, ne troviamo risposta nella stessa Scrittura in questi termini: "La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra»" (Ro. 9:17), in altre parole, affinché il Signore potesse dimostrare che per Lui era altrettanto facile spodestare questo monarca arrogante e potente di quanto avesse potuto schiacciare un verme. Se poi ancora ci chiediamo: perché Dio abbia voluto scegliere proprio questo metodo per manifestare il Suo potere, la risposta deve essere che Dio, essendo sovrano, riserva a Sé stesso il diritto di fare tutto ciò che più gli piace. Non solo ci è detto che Dio indurisce il cuore del faraone tanto da non lasciare partire gli israeliti, ma, dopo che Dio manda sulla sua terra piaghe così terribili da spingerlo, riluttante, a permettere agli Israeliti un "congedo limitato", dopo che i primogeniti degli egiziani sono stati uccisi, ed Israele lascia, di fatto, quella terra di schiavitù, Dio dice a Mosè: "Quanto a me, io indurirò il cuore degli Egiziani e anch'essi entreranno dietro di loro; io sarò glorificato nel faraone e in tutto il suo esercito, nei suoi carri e nei suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il SIGNORE, quando sarò glorificato nel faraone, nei suoi carri e nei suoi cavalieri" (Es. 14:17,18). Lo stesso accade più tardi in relazione a Sicon, re di Chesbon, il cui territorio Israele doveva attraversare nel suo cammino verso la terra promessa: "Ma Sicon, re di Chesbon, non volle lasciarci passare per il suo paese, perché il SIGNORE, il tuo Dio, gli aveva indurito lo spirito e reso ostinato il cuore, per metterlo nelle tue mani, come oggi puoi vedere" (De. 2:30)! Lo stesso accade dopo che Israele entra in Canaan. Leggiamo: "Non ci fu città che facesse pace con i figli d'Israele, eccetto gli Ivvei che abitavano a Gabaon; le presero tutte, combattendo; infatti il SIGNORE faceva sì che il loro cuore si ostinasse a dar battaglia a Israele, perché Israele li votasse allo sterminio senza che ci fosse pietà per loro, e li distruggesse come il SIGNORE aveva comandato a Mosè" (Gs. 11:19,20). Da altri brani della Scrittura apprendiamo il motivo per cui Dio si era proposto di distruggere completamente i cananei - per la loro grande malvagità e corruzione. In Giovanni 12:37-40 leggiamo: "Sebbene avesse fatto tanti segni miracolosi in loro presenza, non credevano in lui; affinché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? A chi è stato rivelato il braccio del Signore?». Perciò non potevano credere, per la ragione detta ancora da Isaia:  «Egli ha accecato i loro occhi e ha indurito i loro cuori, affinché non vedano con gli occhi, e non comprendano con il cuore, e non si convertano, e io non li guarisca»". E' necessario qui notare attentamente che questi, i cui occhi Iddio aveva "accecato" ed i cui cuori aveva "indurito", erano persone che deliberatamente si erano presi gioco della Luce e che avevano respinto la testimonianza dello stesso Figlio di Dio. Allo stesso modo, leggiamo in 2 Tessalonicesi 2:11,12: "Perciò Dio manda loro una potenza d'errore perché credano alla menzogna; affinché tutti quelli che non hanno creduto alla verità ma si sono compiaciuti nell'iniquità, siano giudicati". L'adempimento di questo testo biblico è ancora nel futuro. Ciò che Dio fece agli antichi israeliti, lo farà anche alla cristianità. Proprio come gli israeliti del tempo di Gesù avevano disprezzato la Sua testimonianza e, di conseguenza, erano stati "accecati", così una cristianità colpevole che respinge la verità, vedrà Dio che le manda "potenza d'errore" affinché credano a menzogne.

Dio sta governando il mondo? Sta Egli esercitando il Suo governo sull'umana famiglia? Fino a che punto e con che mezzi Egli controlla i figli degli uomini? In che modo Dio esercita un'influenza sui malvagi, dato che i loro cuori coltivano inimicizia contro di Lui? Ecco alcune domande alle quali noi abbiamo cercato di rispondere sulla base della Scrittura, nelle sezioni precedenti di questo capitolo. Sui Suoi eletti Iddio esercita un potere tale da vivificarli, energizzarli, dirigerli e preservarli. Sugli empi Dio esercita un potere di contenimento, di ammorbidimento, di direzione, d'indurimento e d'accecamento, secondo i decreti della Sua infinita sapienza e per la realizzazione del Suo eterno proposito. Ciò che Egli ha stabilito, si sta verificando. La malvagità umana è contenuta. I limiti dei malfattori sono stati definiti da Dio stesso, e non possono andarne oltre. Sebbene molti lo ignorino, tutte le creature umane, buone o cattive che siano, sono sotto la giurisdizione e l'amministrazione del Sovrano supremo, e ne sono soggette in modo assoluto.

"Alleluia! Perché il Signore, nostro Dio, l'Onnipotente, ha stabilito il suo regno" (Apocalisse 19:6), ed Egli regna su ogni cosa.


La sovranità di Dio

di A. W. Pink
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