12. Il valore di questa dottrina

"Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona" (2 Ti. 3:16,17).

"Dottrina" significa "insegnamento", ed è attraverso la dottrina o l'insegnamento, che ci sono rese note le grandi realtà di Dio e del nostro rapporto con Lui - del Cristo, dello Spirito, della salvezza, della grazia e della gloria. E' mediante La dottrina (per la potenza dello Spirito) che i credenti sono nutriti ed edificati. Dove la dottrina è trascurata, cessano necessariamente la crescita nella grazia ed un'efficace testimonianza a Cristo. E' triste notare come oggi la dottrina sia disdegnata come "non pratica", perché, di fatto, la dottrina sta alla base stessa della fede e della pratica - "poiché, come pensa nel suo cuore, così egli è" (Pr. 23:7 ND). Il rapporto fra verità divina ed il carattere del cristiano è quello di causa ed effetto - "conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv. 8:32) - liberi dall'ignoranza, liberi dai pregiudizi, liberi dall'errore, liberi dalle macchinazioni di Satana, liberi dalla potenza del male. Se la verità non è "conosciuta", allora non si potrà avere tale libertà. Osservate l'ordine dei termini del testo biblico citato in apertura. Tutta la Scrittura è utile, dapprima per insegnare, cioè per la "dottrina"! Si può osservare lo stesso ordine nelle epistole, particolarmente nei grandi trattati dottrinali dell'apostolo Paolo. Leggete l'epistola ai Romani, e troverete come non vi sia una singola ammonizione nei primi cinque capitoli. Nell'epistola agli Efesini, non vi sono esortazioni fino a che si raggiunge il quarto capitolo. L'ordine consiste, prima in un'esposizione dottrinale, e poi gli ammonimenti e le esortazioni per regolare il comportamento quotidiano.

Sostituire all'esposizione dottrinale la cosiddetta predicazione "pratica" è causa di molte fra le malattie che affliggono la chiesa di Dio. La ragione per la quale vi è così poco spessore, così poca intelligenza, così poca comprensione delle verità fondamentali del cristianesimo è che solo pochi credenti sono radicati nella fede attraverso l'esposizione e lo studio delle dottrine della grazia. Se l'anima non è ben salda nella dottrina della divina ispirazione delle Sacre Scritture - la loro ispirazione piena e verbale - non vi sarà alcun fondamento fermo su cui si possa appoggiare la fede. Quando l'anima è ignorante della dottrina della giustificazione, essa non potrà avere alcuna intelligente certezza di essere accettata in Cristo. Quando l'anima ha poca familiarità dell'insegnamento della Parola sulla santificazione, allora si renderà disponibile ad accettare tutte le crudezze e gli errori dei Perfezionisti, o dei seguaci del "Movimento di santità". Quando l'anima non sa che cosa la Scrittura abbia da dire sulla dottrina della Nuova Nascita, essa non potrà comprendere in modo appropriato ciò che significa che nel credente vi sono due nature, e qui l'ignoranza scaturirà inevitabilmente nella perdita di pace e di gioia. Potremmo andare avanti in questo modo con tutta la lista delle dottrine cristiane. E' l'ignoranza della dottrina che ha reso impotente la chiesa professante ad affrontare l'alta marea dell'indifferenza e dell'incredulità. E' l'ignoranza della dottrina ad essere prevalentemente responsabile delle migliaia di cristiani professanti oggi cadano nelle trappole e servitù di numerosi errori. E' arrivato, per gran parte delle chiese, "il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina" (2 Ti. 4:3) tanto da accogliere prontamente false dottrine.

E' vero, naturalmente, che la dottrina, come ogni altra cosa nelle Scritture, può essere studiata semplicemente da un punto di vista freddo ed intellettuale e che, affrontato in questo modo, l'insegnamento e lo studio della dottrina non incide sul cuore lasciandolo, inevitabilmente "arido" e disutile. La dottrina, però, quand'è ricevuta correttamente e stusuata con un cuore esercitato, conduce sempre ad una più profonda conoscenza di Dio e delle insondabili ricchezze di Cristo.

La dottrina sulla sovranità di Dio non è un semplice dogma metafisico, privo di un qualsiasi valore pratico, ma è intesa a produrre un effetto potente sul carattere cristiano e sul comportamento quotidiano. La dottrina sulla sovranità di Dio si pone come fondamento stesso della teologia cristiana e, per importanza, è forse seconda solo alla dottrina sull'ispirazione divina delle Sacre Scritture. Essa si pone allo stesso centro di gravità del sistema della verità cristiana - il. Sole attorno al quale girano e si raccolgono i pianeti. Essa è l'aurea pietra miliare a cui giunge ogni altra via di conoscenza e dalla quale tutte s'irradiano. Essa è il filo su cui, come tante perle, tutte le altre dottrine sono infilate e trovano la loro unità. Essa è il filo di piombo rispetto al quale dovrà essere misurato ogni altro credo, la bilancia sulla quale pesare ogni umano dogma. Essa è l'ancora che fissa l'imbarcazione e che le permette di resistere alle tempeste della vita. Essa è fatta in modo tale da plasmare i sentimenti del nostro cuore e impartirci una giusta direzione di condotta. Essa produce gratitudine in tempo di prosperità, e pazienza nelle avversità. Essa fornisce conforto per il presente ed un senso di sicurezza di fronte ad un futuro sconosciuto. Essa fa tutto ciò che abbiamo detto, e molto di più, perché essa dà a Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - la gloria che Gli è dovuta, e pone, di fronte a Lui, la creatura nel posto che le compete - cioè nella polvere.

Considereremo ora, in dettaglio, il valore di questa dottrina.

1. Approfondisce la nostra venerazione per il carattere di Dio. La dottrina della sovranità di Dio, com'è esplicata nelle Scritture, comunica una concezione molto alta delle perfezioni divine. Essa insiste che: "per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale anche noi siamo" (1 Co. 8:6). La sua testimonianza dice: "Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono" (Ap. 4:11). Essa sostiene che nessuno ha diritto di "replicare" contro Dio, di contestarlo, e che il solo atteggiamento confacente per la creatura, è quello di riverente sottomissione a Lui. Comprendere bene, quindi, l'assoluta supremazia di Dio, è di grande importanza pratica, perché, fintanto che non avremo una concezione adeguata della Sua alta supremazia, noi non Lo onoreremo mai come si conviene nei nostri pensieri, né gli accorderemo mai il posto che Gli spetta nel nostro cuore e nella nostra vita.

Essa rivela l'inscrutabilità della Sua sapienza. Mostra come, sebbene Dio sia immacolato nella Sua santità, Egli pure ha permesso che il male entrasse nella Sua bella creazione; come, sebbene Dio possieda ogni potere, pure Egli ha permesso al Diavolo di ingaggiare guerra contro di Lui per almeno 6000 anni; come, sebbene Dio sia amore perfetto, Egli non abbia risparmiato il Suo proprio Figlio; come, sebbene Egli sia il Dio di ogni grazia, moltitudini di persone saranno tormentate per sempre nel Lago di fuoco. Questi sono misteri molto grandi. La Scrittura, però, non li nega, ma riconosce apertamente la loro esistenza. "Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie!" (Ro. 11:33).

Essa dichiara quanto irreversibile sia la Sua volontà. "A Dio sono note da sempre tutte le opere sue" (At. 15:18 ND). Sin dall'inizio Dio si è proposto di glorificare Sé stesso: "a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen" (Ef. 3:21). A questo fine Egli ha creato il mondo e formato l'essere umano. Il Suo progetto sapientissimo non è stato frustrato quando l'uomo è caduto nel peccato, perché "l'adoreranno tutti gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dell'Agnello, che è stato ucciso fin dalla fondazione del mondo" (Ap. 13:8 ND). I propositi di Dio non sono in alcun modo contraddetti dalla malvagità umana sin dalla Caduta, com'è chiaro dalle parole del Salmista: "Anche il furore degli uomini ritornerà a tua lode; ti cingerai degli ultimi avanzi dei loro furori" (Sl. 76:10).

Proprio perché Dio è l'Onnipotente, la Sua volontà non può essere resistita: "I Suoi propositi sono sin dall'eternità, e per l'eternità essi saranno realizzati in modo immutabile. Essi si estendono a tutte le Sue opere, e controllano ogni avvenimento. Egli 'opera ogni cosa secondo il consiglio della Sua volontà'" (Dott. Rice). Ne l'uomo né il diavolo può resistergli con successo, per questo è scritto: "Il SIGNORE regna: tremino i popoli. Egli siede sui cherubini: la terra è scossa" (Sl. 99:1).

Essa magnifica la Sua grazia. La grazia è favore immeritato, e proprio perché si accorda grazia a chi nulla merita se non l'inferno, a coloro che non possono accampare alcun diritto, per questo è una grazia libera che può essere manifestata persino al primo fra i peccatori. Proprio perché la grazia è esercitata verso coloro che sono del tutto privi di valore e merito, la grazia è sovrana, cioè, Dio l'impartisce a chi vuole. La divina sovranità ha stabilito che alcuni siano gettati nel Lago di fuoco per mostrare che tutti meriterebbero questo destino. La grazia, però, giunge come una rete a strascico che passa per l'umanità perduta per raccogliere un popolo per il nome di Dio, affinché, per ogni eternità, essa diventi un monumento del suo favore inscrutabile. La grazia sovrana rivela come Dio pieghi ogni opposizione del cuore umano, sottomettendo l'inimicizia della mente carnale, e portandoci ad amarlo perché Lui ci ha amati per primo.

2. E' il solido fondamento d'ogni vera religione. Quest'aspetto è la conseguenza naturale di ciò che abbiamo esposto al primo punto. Se è vero che la dottrina della divina sovranità solamente, dà a Dio il posto che giustamente Gli compete, allora è pure vero che essa sola può fornire una solida base su cui edificare la pratica della religione. Non vi può essere progresso alcuno nelle cose divine, fintanto che non si riconosca personalmente che Dio è supremo, che Egli deve essere temuto e rispettato, che Egli deve essere considerato e servito come Signore. Leggeremo invano le Scritture se non ci accostiamo ad esse col desiderio sincero di conseguire una migliore conoscenza della volontà di Dio per noi - qualsiasi altro motivo sarebbe egoista e del tutto inadeguato e indegno. Ogni preghiera che rivolgessimo a Dio non sarebbe che carnale presunzione se non l'offrissimo "secondo la Sua volontà" - tutto ciò che non fosse così significherebbe pregare male per soddisfare solo le nostre concupiscenze. Ogni servizio nel quale ci impegnassimo non sarebbe che "opera morta" se non fosse fatto per la gloria di Dio. La religione esperienziali consiste soprattutto nel comprendere e nell'eseguire la volontà di Dio - un'esecuzione sia attiva che passiva. Noi siamo stati predestinati ad essere "conformi all'immagine del Figlio di Dio", il cui cibo è fare la volontà di Colui che l'ha mandato. Inoltre, la misura rispetto alla quale i santi diventano praticamente "conformi" a Lui nella vita pratica, giorno dopo giorno, è determinata in gran parte dalla risposta che diamo alla Parola del Signore, che dice: "Prendere il mio giogo ed imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore".

3. Ripudia l'eresia della salvezza per opere. "C'è una via che all'uomo sembra diritta, ma essa conduce alla morte" (Pr. 14:12). La via che "sembra diritta" e che solo termina "alla morte" è la salvezza mediante gli sforzi ed i meriti umani. Credere nella salvezza per opere viene naturale all'animo umano. Magari non assumerà le forme grossolane delle penitenze papiste, o neanche quelle del "ravvedimento" protestante - vale a dire il dispiacimento profondo per il peccato, che mai è il significato, nelle Scritture, del ravvedimento. Tutto ciò che, però, dà spazio alle opere umane, non è che una variante dello stesso fenomeno. Dire, come ahimè dicono alcuni predicatori, che Dio è pronto a fare la sua parte se voi fate la vostra, è un maledetto ed inescusabile rinnegamento dell'Evangelo della Sua grazia. Dichiarare che l'Evangelo aiuta chi aiuta se stesso, significa ripudiare una delle più preziose verità insegnate dalla Scrittura, e che si trovano solo nella Scrittura, in altre parole, che Dio aiuta coloro che non sono in grado di aiutare se stessi, che hanno provato e riprovato, ma solo per fallire. Dire che la salvezza del peccatore dipenda dall'azione della sua volontà, è un'altra forma del dogma disonorante per Dio della salvezza tramite i propri sforzi. In ultima analisi, qualsiasi movimento della volontà è un'opera: è qualcosa che proviene da me, qualcosa che io faccio. La dottrina della sovranità di Dio, però, è un'ascia posta alla radice dell'albero, perché dichiara: "Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia" (Ro. 9:16). Se qualcuno dice: Una tale dottrina solo porta i peccatori alla disperazione. La risposta è: che davvero sia così, perché è proprio una tale disperazione ad essere quanto mai salutare. Infatti, è necessario che il peccatore sia portato a disperare completamente di se stesso, perché solo allora potrà cadere fra le braccia della misericordia sovrana. Una volta che lo Spirito Santo lo convince che in se stesso non potrà trovare aiuto alcuno, allora riconoscerà di essere perduto e griderà: "Abbi misericordia di me peccatore!". Un tale grido sarà esaudito. Permettetemi una testimonianza personale al riguardo. Durante il corso del mio ministero, ho trovato che proprio quei sermoni che parlavano della depravazione umana, dell'impotenza del peccatore a fare alcunché per sé stesso, della salvezza dell'anima che si rivolge alla sovrana misericordia di Dio, sono stati in assoluto i più efficaci e benedetti per la salvezza dei perduti. Ripetiamo, dunque, che il senso della propria totale impotenza, è il primo requisito di qualsiasi sana conversione. Non vi potrà essere alcuna salvezza per l'anima fintanto che essa non volge lo sguardo lontano da sé, per guardare a qualcosa, o meglio, a Qualcuno fuori di se stessa.

4. Rende la creatura profondamente umile. Questa dottrina dell'assoluta sovranità di Dio è un grande ariete in grado di abbattere efficacemente l'orgoglio umano, e in questo, si trova radicalmente in contrasto con "le dottrine degli uomini". Lo spirito del nostro tempo è essenzialmente caratterizzato dall'arroganza e dalla vanagloria della carne. Le conquiste umane, lo sviluppo ed il progresso, la grandezza ed autosufficienza dell'uomo, sono l'altare presso il quale oggi il mondo si prostra. La verità della sovranità di Dio, però, con tutti i suoi corollari, toglie all'uomo qualsiasi motivo di vanto ed instilla, al suo posto, lo spirito dell'umiltà. Essa dichiara che la salvezza è del Signore - che essa trova nel Signore la sua origine, la sua operatività ed il suo compimento. Essa insiste che è il Signore non solo a supplire, ma ad applicare, che è Lui che non solo inizia, pure che porta a compimento la Sua opera salvifica nell'anima, che non solo Egli esige, ma ci conserva e sostiene fino alla fine. Essa insegna che la salvezza è per grazia, attraverso la fede, e che tutte le nostre opere (prima della conversione), sia buone sia cattive, non contano nulla per la salvezza. Essa ci dice che i credenti: "Non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio" (Gv. 1:13). Per il cuore dell'uomo, tutto ciò è grandemente umiliante, perché vorrebbe piuttosto contribuire in qualche modo al prezzo della sua redenzione, e fare ciò che fornirebbe motivo di vanto e di compiacimento. Se questa dottrina, però, è umiliante per noi, essa dà gloria a Dio. Se, alla luce della sovranità di Dio, noi siamo giunti a vedere la nostra indegnità ed impotenza, grideremo certamente con il Salmista che dice: «Tutte le fonti della mia gioia sono in te» (Sl. 87:7). Se per natura noi fossimo "figli d'ira" e praticamente ribelli contro il governo divino, come pure giustamente esposti alla "maledizione" della Legge, e se Dio non avesse obbligo alcuno di salvarci dalla Sua bruciante indignazione, eppure, ciononostante Egli avesse dato a noi tutti il Suo diletto Figlio, non dovrebbe tale grazia ed amore sciogliere i nostri cuori, e spingerci ad adorarlo con profonda gratitudine? Il credente, allora, direbbe: "Non a noi, o SIGNORE, non a noi, ma al tuo nome da' gloria, per la tua bontà e per la tua fedeltà!" (Sl. 115:1). Quanto rapidamente ciascuno di noi riconoscerebbe: "Per grazia di Dio io sono quell che sono!", e con quale  incessante lode esclameremmo: "Perché sono stato fatto per udire la Sua voce, ed entrare mentre ancora c'è spazio, quando migliaia fanno una folle scelta, e preferiscono morire di fame piuttosto che venire? Fu lo stesso amore che preparò per me la festa, quel dolce mi forzò a entrare. Altrimenti avrei rifiutato di gustare e sarei perito nei nostri peccati".

5. Comunica un senso d'assoluta sicurezza. Dio è infinito nel Suo potere e quindi è impossibile resistere alla Sua volontà o alla realizzazione dei Suoi decreti. Una tale affermazione dovrebbe riempire il cuore del peccatore di allarme, ma per il santo, essa non evoca che lode. Aggiungiamo una parola, e vediamo la differenza che fa: "Il mio Dio è infinito nel Suo potere, e quindi non ho timore alcuno di ciò che mi potrebbe fare l'uomo. Il mio Dio è infinito in potere, e quindi quand'ho paura confiderò in Lui. Il mio Dio è infinito in potere, e quindi: "In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o SIGNORE, mi fai abitare al sicuro" (Sl. 4:8). In ogni tempo e paese, è stata questa la fiducia del credente. Non era forse la sicurezza di Mosè quando, rivolgendosi un'ultima volta ad Israele, disse: "Nessuno è pari al Dio di Iesurun che, sul carro dei cieli, corre in tuo aiuto, che, nella sua maestà, avanza sulle nubi. Il Dio eterno è il tuo rifugio; e sotto di te stanno le braccia eterne. Egli scaccia davanti a te il nemico e ti dice: "Distruggi!" (De. 33:26,27). Non era forse questo senso di sicurezza che spinse il Salmista, ispirato dallo Spirito Santo, a scrivere: "Chi abita al riparo dell'Altissimo riposa all'ombra dell'Onnipotente. Io dico al SIGNORE: «Tu sei il mio rifugio e la mia fortezza, il mio Dio, in cui confido!». Certo egli ti libererà dal laccio del cacciatore e dalla peste micidiale. Egli ti coprirà con le sue penne e sotto le sue ali troverai rifugio. La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza. Tu non temerai gli spaventi della notte, né la freccia che vola di giorno, né la peste che vaga nelle tenebre, né lo sterminio che imperversa in pieno mezzogiorno. Mille ne cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra; ma tu non ne sarai colpito. Basta che tu guardi, e con i tuoi occhi vedrai il castigo degli empi. Poiché tu hai detto: «O SIGNORE, tu sei il mio rifugio», e hai fatto dell'Altissimo il tuo riparo, nessun male potrà colpirti, né piaga alcuna s'accosterà alla tua tenda. Poiché egli comanderà ai suoi angeli di proteggerti in tutte le tue vie. Essi ti porteranno sulla palma della mano,  perché il tuo piede non inciampi in nessuna pietra. Tu camminerai sul leone e sulla vipera, schiaccerai il leoncello e il serpente. Poich'egli ha posto in me il suo affetto, io lo salverò; lo proteggerò, perché conosce il mio nome. Egli m'invocherà, e io gli risponderò; sarò con lui nei momenti difficili; lo libererò, e lo glorificherò. Lo sazierò di lunga vita e gli farò vedere la mia salvezza" (Sl. 91). "Morte e piaghe volano attorno a me, ma Egli mi nasconde, non potrò morire. Nemmeno una freccia mi potrebbe colpire, se l'amore di Dio non lo ritiene appropriato". Quant'è preziosa questa verità! Eccomi, povera, impotente e sciocca "pecora", eppure sono sicuro nella mano di Cristo. Perché posso dire d'esservi al sicuro? Nessuno mi potrà strappare da essa perché la mano che mi trattiene è quella del Figlio di Dio, ed Egli possiede ogni potere in cielo e sulla terra! Ecco ancora una volta il fatto che io non possiedo alcuna forza mia propria. Il mondo, la carne e il Diavolo, tutti si sono alleati contro di me, ma io m'affido alla cura del Signore, e dico con l'Apostolo: "Io so in chi ho creduto, e sono convinto che egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno" (2 Ti. 1:12). Qual è la base di tanta mia sicurezza? Come faccio a sapere che Egli è in grado di conservare ciò che io Gli ho affidato? Lo so, perché Dio è l'Onnipotente, il Re dei re ed il Signore dei Signori.

6. Fornisce conforto nell'afflizione. La dottrina della sovranità di Dio è fonte di grande consolazione ed impartisce al cristiano una gran pace. La sovranità di Dio è un fondamento che nessuno può scuotere e che è più fermo dei cieli e della terra. Che grande benedizione sapere che non esiste alcun angolo dell'universo che sia al di là del Suo controllo! Come dice il Salmista: "Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito, dove fuggirò dalla tua presenza? Se salgo in cielo tu vi sei; se scendo nel soggiorno dei morti, eccoti là. Se prendo le ali dell'alba e vado ad abitare all'estremità del mare, anche là mi condurrà la tua mano e mi afferrerà la tua destra. Se dico: «Certo le tenebre mi nasconderanno e la luce diventerà notte intorno a me», le tenebre stesse non possono nasconderti nulla e la notte per te è chiara come il giorno; le tenebre e la luce ti sono uguali" (Sl. 139:7-12). Che benedizione sapere che la forte mano di Dio non permette che nemmeno un passero cada per terra senza che questo Gli sfugga! Che benedizione sapere che anche le nostre afflizioni non accadono per caso, né vengono dal diavolo, ma che sono state ordinate da Dio: "affinché nessuno fosse scosso in mezzo a queste tribolazioni; infatti voi stessi sapete che a questo siamo destinati" (1 Ts. 3:3). Non solo il nostro Dio possiede un potere infinito: Egli è pure infinito in sapienza ed in bontà. Qui sta la preziosità di questa dottrina, Dio vuole solo ciò che è bene e la Sua volontà è irreversibile ed irresistibile! Dio è troppo saggio per errare e troppo amorevole per permettere che un Suo figlio versi una lacrima inutile. Se Dio, quindi, è perfetto in sapienza ed in bontà, quanto benedetta è la certezza che tutto è nelle Sue mani, e plasmato dalla Sua volontà secondo il Suo propo sito eterno! "Ecco, afferra la preda, e chi si opporrà? Chi oserà dirgli: Che fai?" (Gb. 9:12). Eppure, quanto conforto vi è nell'apprendere che è Lui, e non il diavolo, a portarsi via i nostri cari! Che pace, per il nostro povero e fragile cuore, sentirsi dire che il numero dei nostri giorni dipende da Lui (Gb. 7:1; 14:5); che malattia e morte sono Suoi messaggeri, e che sempre marciano secondo i Suoi ordini, che Egli è il Signore che dà ed il Signore che toglie!

7. Genera uno spirito di fiduciosa rassegnazione. Uno dei più grandi segreti della pace e della felicità è sapersi piegare di fronte alla sovrana volontà di Dio. Non vi potrà, infatti essere alcuna reale sottomissione con l'accontentarsi, fintanto che il nostro spirito non sarà spezzato, vale a dire, fintanto che noi non siamo disposti e contenti di ciò che il Signore dispone per noi. Questo non significa uno spirito di fatalistica acquiescenza, siamo ben lungi da questo. I santi sono esortati a: "Conoscere per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà" (Ro. 12:2). Abbiamo già trattato della rassegnazione alla volontà di Dio nel capitolo riguardante l'atteggiamento che dobbiamo avere verso la sovranità di Dio, e là, oltre al Modello supremo, abbiamo citato gli esempi di Eli e di Giobbe. Ne citeremo ancora uno, per completarlo. Che magnifica espressione è quella che troviamo in Levitico 10:3 "Aaronne tacque". Consideratene le circostanze. Nadab e Abihu, figli d'Aronne, avevano preso entrambi il suo turibolo, vi avevano posto dell'incenso, l'avevano acceso, ed avevano offerto al Signore un atto di culto che Iddio non aveva comandato. Allora il Signore mandò un fuoco per divorarli, ed essi morirono di fronte al Signore… ed Aronne tacque. Due dei figli del sommo sacerdote erano stati colpiti dal severo ed improvviso giudizio di Dio, e che cosa fa Aaronne? Tace. Non è forse questa una preziosa esemplificazione della potenza della grazia di Dio, sufficiente per ogni cosa? Considerate ora un'espressione che cade dalle labbra di Davide: «Riporta in città l'arca di Dio. Se io trovo grazia agli occhi del SIGNORE, egli mi farà tornare e mi farà vedere l'arca e la sua dimora; ma se dice: "Io non ti gradisco!", eccomi, faccia di me quello che egli vorrà» (2 Sa. 15:25,26). Anche qui, le circostanze in cui si trova chi qui parla, erano molto dolorose. Il suo stesso figlio stava per cacciarlo dal trono e persino di ucciderlo. Egli non sapeva se avesse rivisto Gerusalemme ed il Tempio, ma si affida completamente alla volontà di Dio, sicuro che quello che Dio sceglierà di fare sarà sicuramente bene, anche se questo avesse implicato la perdita del trono e della sua stessa vita. Egli accetta che Dio faccia come crede meglio: "Faccia di me quello che Egli vorrà". Non serve moltiplicare gli esempi, ma è opportuna una riflessione su quest'ultimo caso. Se fra le ombre della dispensazione veterotestamentaria, Davide era contento che Dio facesse ciò che Gli sembrava meglio, ora il cuore di Dio è stato pienamente rivelato alla croce: non dovremmo noi ancora di più rallegrarci che la Sua volontà si compia? Certo. E' per questo che non abbiamo alcuna esitazione nel dire: "Il male con il quale Egli ci benedice è il nostro bene, ed è giusto anche ciò che ci sembra sommamente sbagliato, se questo è la Sua dolce volontà".

8. Evoca canti di lode..Non potrebbe essere altrimenti! Perché mai io, che per natura non sono differente da chi verso Dio è indifferente, negligente ed empio come la folla che mi circonda, sono stato eletto in Cristo prima della fondazione del mondo e fatto destinatario di ogni benedizione spirituale nei cieli in Lui? Perché proprio io, che un tempo ero estraneo e ribelle sono stato scelto per essere partecipe di tali meravigliosi favori? Ah, questo è qualcosa il cui motivo non posso proprio immaginarmi! Una tale grazia! Un tale amore che "sorpassa ogni conoscenza"! Se, però, la mia mente non è in grado di comprenderne il motivo, il mio cuore può esprimergli tutta la mia gratitudine lodandolo ed adorandolo. Non solo devo essere immensamente grato a Dio per la grazia di cui nel passato mi ha fatto oggetto, ma anche per tutto il bene che oggi mi ricolma. Ecco la forza di quella parola che dice: "Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi" (Fl. 4:4). Notate come essa non dica: "Rallegratevi nel Salvatore", ma "Rallegratevi nel Signore" in quanto Signore. Rammentiamoci che, quando l'Apostolo scriveva queste parole, egli era prigioniero dei Romani. Dietro a lui stava una lunga carriera di afflizioni e di sofferenze. Pericoli in mare, fame, sete, battiture, lapidazioni: ecco ciò di cui fino a quel momento aveva fatto esperienza. Era stato perseguitato da coloro che erano nella Chiesa e da coloro che non vi appartenevano. Quegli stessi che avrebbero dovuto stare accanto a lui, ora lo avevano abbandonato. Egli scrive, ciononostante: "Rallegratevi nel Signore sempre!" Qual era il segreto della sua pace e della sua felicità? Non aveva scritto, lo stesso apostolo, queste parole: "Sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno" (Ro. 8:28). Come faceva a "sapere", come dobbiamo saperlo noi, che "tutte le cose cooperano al bene?". La risposta è: perché tutte le cose sono sotto il controllo del supremo Sovrano, e proprio perché Egli, verso i Suoi, non ha altro che pensieri di bene, ecco che "tutte le cose" sono state disposte affinché servano al nostro bene ultimo. E' per questo che "ringraziamo continuamente per ogni cosa Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo" (Ef. 5:20). Si, noi ringraziamo "per ogni cosa" perché, com'è stato detto, ciò che potrebbe deluderci pure è stato predisposto da Lui[1]. Per colui che si rallegra nella sovranità di Dio, le nuvole, non solo hanno "una frangia d'argento" ma splendono come luci nella notte. "Voi, timorosi santi, fatevi coraggio. Le nuvole vi spaventano, ma sono cariche di benedizioni che presto libereranno cadendovi in testa".Tutto questo è un dato di fatto.

9. Garantisce il trionfo finale del bene sul male. Fin dal tempo in cui Caino uccise Abele, il conflitto sulla terra fra bene e male è stato un difficile problema per i santi. In ogni epoca, il giusto è stato odiato e perseguitato, mentre l'ingiusto sembra sfidare Dio con impunità. Il popolo di Dio, per la più gran parte, è stato povero dei beni di questo mondo, mentre gli empi sono prosperati nella loro ricchezza temporale come alberi verdi. Quando ci guardiamo attorno e vediamo quaggiù l'oppressione dei credenti ed il successo terreno dei non credenti, e notiamo quanto pochi siano i primi, e numerosi i secondi, egli vede l'apparente sconfitta del giusto, ed il potente trionfo dell'ingiusto. Quando egli ode il ruggire della battaglia, le grida di dolore dei feriti ed i lamenti di coloro che hanno visto cadere i propri cari, quando scopre che quaggiù praticamente ogni cosa giace nella confusione, nel caos e nella rovina, gli sembra che Satana, in questo conflitto, n'abbia sicuramente la meglio. Quando però guardiamo lassù, invece che quaggiù, all'occhio della fede è visibile un Trono, un Trono che non può essere toccato dalle tempeste della terra, un Trono che è "stabilito" in modo fermo e sicuro, sul quale siede Colui che è onnipotente, e che "compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà" (Ef. 1:11). Questa è la nostra fiducia - Dio è seduto sul Trono. Il timone è saldamente tenuto dalle Sue mani e, essendo onnipotente, i Suoi propositi non possono fallire, perché: "Ma la sua decisione è una; chi lo farà mutare? Quello che desidera, lo fa" (Gb. 23:13). Sebbene il governo della mano di Dio sia invisibile all'occhio dei sensi, esso è reale per la fede che si poggia con fiducia sulla Sua Parola, e che quindi non può fallire. Le frasi che seguono sono state scritte dal nostro fratello Gaebelein: "Dio non può fallire. 'Dio non è un uomo, da poter mentire, né un figlio d'uomo, da doversi pentire. Quando ha detto una cosa non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola?' (Nu. 23:19). Tutto sarà realizzato. Le promesse fatte al Suo popolo che Egli verrà e lo porterà via con sé nella gloria, non falliranno. Egli certamente verrà e raccoglierà i Suoi alla Sua presenza. Le parole solenni proclamate alle nazioni della terra da diversi profeti, non falliranno. 'Accostatevi, nazioni, per ascoltare! Voi, popoli, state attenti! Ascolti la terra con ciò che la riempie, il mondo con tutto ciò che produce! Poiché il SIGNORE è indignato contro tutte le nazioni, è adirato contro tutti i loro eserciti; egli le vota allo sterminio, le dà in balia alla strage' (Is. 34:1,2). Verrà senza alcun dubbio il giorno in cui: 'Lo sguardo altero dell'uomo sarà umiliato, e l'orgoglio di ognuno sarà abbassato; il SIGNORE solo sarà esaltato in quel giorno' (Is. 2:11). Nel giorno in cui Egli sarà manifestato, quando la Sua gloria coprirà i cieli ed i Suoi piedi poggeranno di nuovo sulla terra, Egli certamente verrà. Il Suo regno non fallirà, né gli avvenimenti promessi in connessione con il Suo ritorno, non tarderanno a venire: ogni cosa sarà compiuta. 'Cercate nel libro del SIGNORE e leggete; nessuna di quelle bestie vi mancherà; nessuna sarà privata della sua compagna; poiché la sua bocca l'ha comandato e il suo soffio li radunerà' (Is. 34:16). Nel credere, anticipando con la fede quei benedetti avvenimenti, noi possiamo guardare a quel tempo glorioso in cui la Sua Parola e la Sua volontà, saranno pienamente realizzate, quando, attraverso l'avvento del Principe della pace, finalmente verranno giustizia e pace. Mentre così aspettiamo il momento supremo e benedetto quando la Sua promessa sarà compiuta, noi confidiamo in Lui, camminiamo in comunione con Lui e giorno per giorno siamo assicurati che Egli non fallirà mai e ci conserverà in tutte le Sue vie'.

10. Fornisce al cuore un luogo di riposo. Molto di ciò che ancora si può dire, è stato anticipato nei capoversi precedenti. Colui che è seduto sul Trono dei Cieli, Colui che governa le nazioni e che ha ordinato e che ora regola ogni avvenimento, è infinito non solo in potenza, ma anche in sapienza. Colui che è Signore sulla creazione, è pure Colui che "è stato manifestato nella carne" (1 Ti. 3:16). Ah, nessuna penna umana può rendere giustizia completa a questo tema. La gloria di Dio consiste non semplicemente nel fatto che Egli sia l'Altissimo, ma che, pur essendolo, Egli si è abbassato tanto da portare Egli stesso il fardello delle Sue creature peccaminose, perché è scritto: "Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione" (2 Co. 5:19). La Chiesa di Dio è stata acquistata "con il Suo sangue" (At. 20:28). Il Suo regno è stabilito proprio sull'umiliazione dello stesso Re di quel regno. stupefacente Croce! Attraverso di essa, Egli ha sofferto non solo per diventare il Signore del nostro destino (Egli lo era prima), ma il Signore del nostro cuore. Non è quindi in abietto terrore che noi ci inchiniamo di fronte a Colui che è il Sovrano supremo, ma, nell'adorarlo, noi gridiamo: "Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode" (Ap. 5:12).

Ecco quindi la confutazione finale dell'empia accusa che questa dottrina sia un'orribile calunnia fatta a Dio e che sia pericoloso esporla al Suo popolo. Potrebbe mai una dottrina essere "orribile" e "pericolosa" quando essa dà a Dio il posto che Gli spetta, conserva i Suoi diritti, magnifica la Sua grazia, attribuisce tutta la gloria e rimuove dalle Sue creature ogni motivo di vanagloria? Potrebbe mai una dottrina come questa essere "orribile" e "pericolosa", proprio quando essa sempre comunica ai santi il senso di sicurezza nei pericoli, conforto nella sofferenza, pazienza nelle avversità? Potrebbe mai una dottrina come questa essere "orribile" e "pericolosa", quando ci assicura del certo trionfo del bene sul male, e quando ci fornisce un sicuro luogo di riposo per il nostro cuore e stabilisca le perfezioni dello stesso Sovrano? No, mille volte no. Al contrario, invece che essere "orribile" e "pericolosa", questa dottrina sulla sovranità di Dio, è gloriosa e edificante, tanto che comprenderla debitamente ci fa solo esclamare con Mosè: " Chi è pari a te fra gli dèi, o SIGNORE? Chi è pari a te, splendido nella tua santità, tremendo anche a chi ti loda, operatore di prodigi?" (Es. 15:11).





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[1] "Our disappointments are but His appointments.”"


La sovranità di Dio

di A. W. Pink
Biblioteca
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