Mettete alla prova gli spiriti!
Una prospettiva riformata sul Pentecostalismo

di Prof. David J. Engelsma

16 luglio 2000. Distribuito da: The Evangelism Committee, Protestant Reformed Church, 16511 South Park Avenue, South Holland, Illinois 60473 U.S.A.  Tel. (708) 596-3113, http://www.prca.org. Adattamento del past. Paolo Castellina, lunedì 9 aprile 2001, http://www.riforma.net, E-Mail paolo@castellina.org. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991.

“Carissimi, non credete ad ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio” (1 Gv. 4:1)

Introduzione
Uno spassionato esame del Pentecostalismo dalla prospettiva della Fede riformata è più che necessario. Il Pentecostalismo, infatti, si è insinuato nella maggior parte delle chiese cristiane ed anche in quelle riformate. Alcuni sostengono che vi sia armonia fra Pentecostalismo e Fede riformata. Altri sostengono che il Pentecostalismo è il completamento della Riforma nel nostro tempo. Altri ancora apertamente proclamano che la Fede riformata storica è superata e che il Pentecostalismo la sostituisca.

E’ assolutamente legittimo condurre questo esame. E’ comune sentire pentecostali che intimidiscono i loro critici insinuando che criticare questo movimento equivalga a commettere il peccato imperdonabile contro lo Spirito Santo[1]. Il credente riformato non si lascia spaventare da queste tattiche intimidatorie. Non è la prima volta nella storia della Chiesa che dei falsi dottori hanno cercato di infiltrarsi nella Chiesa facendo appello allo Spirito. Un esempio notevole di questo è il fenomeno dei fanatici al tempo della Riforma protestante del 16° secolo, i quali tormentavano i Luterani a Wittemberg. Questi “profeti celesti” ed “entusiasti” sostenevano di ricevere speciali rivelazioni dallo Spirito e di operare miracoli. Avevano intimidito Melantone, ma non riuscirono a farlo con Lutero. Quando essi gridavano: “Lo Spirito, lo Spirito!” Lutero rispondeva: “Io do un pugno sul naso al vostro spirito!”.

Il credente riformato conosce le istruzioni dello Spirito di Cristo nelle Sacre Scritture: “Carissimi, non credete ad ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo” (1 Gv. 4:1).

Il criterio per provare gli spiriti, incluso lo spirito del Pentecostalismo, sono le Sacre Scritture, la Parola ispirata di Dio. Alla luce delle Scritture la domanda deve essere questa: Questo spirito, questo movimento religioso, confessa Gesù Cristo[2]? Permane “nella dottrina di Cristo”[3]? Lo Spirito Santo, infatti, confessa Gesù Cristo e proclama la dottrina di Cristo.

Il nostro esame del Pentecostalismo dovrà includere le sue critiche della vita cristiana del credente riformato, perché il Pentecostalismo sminuisce la vita dei “semplici credenti”:

L’effetto del Pentecostalismo è che i credenti si domandano se davvero la loro vita è quello che dovrebbe essere – una normale vita cristiana. I credenti vengono persino indotti a dubitare che essi siano davvero salvati o addirittura, difatto, cristiani. In ultima analisi l’attrazione che il Pentecostalismo esercita sulle persone religiose è la sua pretesa di promuovere una vita cristiana più alta, piena, intensa e ricca. Il Pentecostalismo esulta in una vita cristiana che sia tutta potenza, tutta eccitazione, tutta gioia, tutta vittoria.

Che nessuno supponga che, proprio perché noi parliamo di un esame riformato del Pentecostalismo, tutto questo interessi solo coloro che sono membri di una chiesa riformata. La Fede riformata rappresenta il Protestantesimo – il Cristianesimo biblico. Come sarà evidente, il criterio secondo il quale la Fede riformata conduce l’esame sono le Sacre Scritture – l’unica regola di fede e di condotta per ogni cristiano professante. Sotto la chiara luce delle Sacre Scritture il Pentecostalismo presenta caratteristiche che inequivocabilmente prendono l’aspetto di una forma vecchia e molto familiare, di minaccia per la fede cristiana.

I. La risposta riformata all’appello biblico di fondo del Pentecostalismo
Per Pentecostalismo intendiamo il movimento religioso che insegna esservi una seconda e distinta opera di grazia nel figlio di Dio, quella a cui ci si riferisce come “battesimo con lo Spirito Santo”. In un determinato momento dopo la rigenerazione (o conversione), il credente riceverebbe lo Spirito Santo, di solito inteso come una meravigliosa esperienza emotiva, in modo tale che ora, per la prima volta, questi abbia una meravigliosa sensazione di gioia, possegga potenza per una vita cristiana dinamica al servizio del Signore, ed eserciti i doni straordinari dello Spirito, quali il parlare in lingue. Anche se prima il credente aveva ricevuto Cristo, il perdono dei peccati, e la santificazione, non sarebbe fintanto che questi riceve il battesimo con lo Spirito Santo che verrebbe innalzato ad un livello spirituale più alto tanto da possedere una piena, gioiosa, potente e reale vita cristiana.

Questa è la dottrina che costituisce il cuore stesso del Pentecostalismo. Altre caratteristiche del Pentecostalismo possono magari attrarre l’attenzione di chi lo osserva dall’esterno, ad es. le lingue, i miracoli, l’esuberanza dei culti, ma questo movimento si regge o cade esattamente con questa nuova dottrina della salvezza – il suo secondo battesimo. La critica fondamentale che gli rivolge la Fede riformata è che proprio questa è una dottrina eretica sulla salvezza. I Pentecostali identificano questo “Battesimo di Spirito Santo” con la discesa dello Spirito sui 120 credenti nel giorno di Pentecoste. Da questo essi prendono il nome del loro movimento: Pentecostalismo.

Dato poi che si suppone che lo Spirito dia doni straordinari a coloro che così sono battezzati, il movimento è pure chiamato “movimento carismatico”. Nel Greco del Nuovo Testamento, la parola significante “doni” è charismata[4]. I doni di cui il Pentecostalismo tanto parla sono le lingue, l’interpretazione delle lingue, la profezia, i miracoli, e il potere di cacciare i demoni. Il dono principale è parlare in lingue. Il movimento, quindi, talvolta è chiamato “movimento delle lingue”, o “glossolalico”[5].

Il Neo-pentecostalismo è il nome dato a questo movimento quando viene praticato nelle chiese protestanti stabilite e nella chiesa cattolica romana. Vi sono state chiese pentecostali dall’inizio del 1900 (ad es. le Assemblee di Dio). Nel primi anni 1960 persone all’interno delle chiese protestanti stabilite cominciarono a promuovere credenze e pratiche pentecostali nelle loro chiese. Da quegli anni non vi è quasi denominazione che non tolleri, o approvi, pentecostali praticanti fra i loro membri.

Il Pentecostalismo sostiene essere del tutto biblica la sua dottrina del battesimo nello Spirito Santo come seconda opera della grazia come pure il suo insegnamento della presenza nella Chiesa degli straordinari doni dello Spirito. Esso adduce a prova i testi di Atti 2, 8, 10, e 19 ed l’apparente fatto che vi sia stata una distinta effusione sui credenti di Spirito Santo che avrebbe dato loro grandi doni e potenza. Esso usa, inoltre, 1 Corinzi 12 come prova che i doni dello Spirito alla Chiesa del Nuovo Testamento includessero guarigioni, miracoli, profezia, lingue, e simili.

Qual è la risposta riformata a questi appelli alla Bibbia in appoggio alle dottrine pentecostali del battesimo con lo Spirito Santo e ai doni straordinari?

Il battesimo con lo Spirito
Un battesimo con lo Spirito Santo esiste: è parte essenziale della salvezza. Questo è chiaro dalla descrizione che Giovanni Battista fa dell’opera salvifica di Gesù: “Io vi battezzo in acqua, per il ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno neanche di portare i suoi sandali, egli vi battezzerà con lo Spirito Santo, e col fuoco” (Mt. 3:11[6]). Non si tratta, però, di una seconda opera dello Spirito susseguente alla rigenerazione ed al dono della fede, né è limitato ad alcuni cristiani soltanto, coloro che avrebbero adempiuto a certe condizioni e resi sé stessi degni di questo livello più alto di salvezza. Il battesimo di Cristo con lo Spirito è l’opera salvifica che Egli, mediante il Suo Spirito, compie in ogni figliolo eletto di Dio. E’ la Sua opera di rigenerazione, la nuova nascita dall’alto[7]. E’ la Sua opera di purificazione dal peccato e la Sua consacrazione a Dio riversando lo Spirito nel suo cuore. Di questa realtà spirituale, il battesimo di Giovanni con acqua ne era il segno. Il sacramento del battesimo nella Chiesa è un segno del battesimo con lo Spirito, come insegna Tito 3:5,6: “egli ci ha salvati non per mezzo di opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha copiosamente sparso su di noi, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore” (Tt. 3:5,6).

Vi è solo un battesimo nella Chiesa di Gesù Cristo: il battesimo con lo Spirito Santo significato dall’aspersione con acqua nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Questo è l’insegnamento apostolico in Efesini 4:5: “Vi è un unico Signore, un'unica fede, un unico battesimo”. Il Pentecostalismo, invece, contempla due battesimi: il primo, un battesimo inferiore – la salvezza dal peccato (di cui il segno è l’acqua), ed un secondo battesimo, superiore – il battesimo con lo Spirito Santo. In questo modo il Pentecostalismo divide Cristo, la salvezza, e la Chiesa.

Il battesimo di Cristo di ciascun membro del Suo popolo con lo Spirito Santo, dipende esclusivamente dalla Sua opera di meritare questo dono con la Sua morte. Non dipende da opere che il Suo popolo possa compiere. Quindi, ogni figliolo eletto di Dio non solo può riceverlo, ma di fatto lo riceve. Giovanni promise: “Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo”.

Certo, il battesimo con lo Spirito Santo significa ricevere, da parte di ciascuno che così viene battezzato, di una grande potenza, come Cristo disse ai Suoi discepoli: “Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all'estremità della terra” (At. 1:8). E’ la Scrittura, però, che deve insegnarci in che cosa consista questa potenza e come essa venga esercitata. Per quanto riguarda la Chiesa, si tratta della potenza di testimoniare per Cristo: “…e mi sarete testimoni” (At. 1:8). Il segno di una Chiesa battezzata con lo Spirito Santo, quindi, è la fedele proclamazione di Cristo.

Per quanto riguarda il singolo figliolo di Dio, la natura della potenza del battesimo con lo Spirito è indicata da Giovanni Battista quando dice che noi veniamo battezzati “con lo Spirito Santo e con il fuoco” . Noi riceviamo lo Spirito come un fuoco. Il fuoco purifica bruciando completamente le scorie che rendono impuro il metallo prezioso. Allo stesso modo lo Spirito Santo brucia via il nostro peccato, affinché noi possiamo essere consacrati a Dio nell’ubbidienza dell’amore. La potenza del battesimo con lo Spirito Santo è la stupefacente potenza della santificazione. Era esattamente questa la profezia del battesimo con lo Spirito Santo nell’Antico Testamento: “In quel giorno il germoglio, dell'Eterno sarà tutto splendore e gloria, e il frutto della terra sarà l'orgoglio e l'ornamento per gli scampati d'Israele. Ed avverrà che chi sarà rimasto in Sion e chi sarà superstite in Gerusalemme, sarà chiamato santo, cioè chiunque in Gerusalemme sarà iscritto tra i vivi. Quando il Signore avrà lavato le brutture delle figlie di Sion e avrà eliminato il sangue dal mezzo di Gerusalemme col soffio di giudizio e col soffio di sterminio” (Is. 4:2-4).

Il segno di un cristiano battezzato con lo Spirito Santo, quindi, è il profondo dispiacere che prova per i suoi peccati (il ravvedimento) e l’obbedienza che manifesta verso la Legge di Dio (la santità).

Sei nato di nuovo? Lo sei senz’altro se credi sinceramente in Cristo. Sei davvero dispiaciuto per il fatto di essere peccatore e per i tuoi peccati? C’è stato un nuovo inizio nella tua vita, per quanto non appariscente possa essere stato, tanto che oggi ti adoperi di tutto cuore ad ubbidire ai comandamenti di Dio? Allora sei stato battezzato con lo Spirito Santo, ed il sacramento è segno e suggello per te del tuo battesimo con lo Spirito Santo, fintanto che avrai vita. Che nessuno ti inganni e ti faccia supporre che tu abbia bisogno di un altro migliore battesimo.

In che modo, allora, si può spiegare che nel libro degli Atti vi sono ovviamente due opere distinte dello Spirito Santo su alcuni membri del popolo di Dio? I discepoli di Gesù – Pietro, Giacomo, Giovanni e gli altri , erano persone nate di nuovo e salvate prima del giorno di Pentecoste. Questo fatto, ovviamente, era dovuto all’opera dello Spirito Santo sui loro cuori. Eppure, nel giorno di Pentecoste, questi uomini “furono tutti ripieni di Spirito Santo” (At. 2:4). Lo Spirito viene versato su di loro[8]. Essi furono “battezzati con lo Spirito Santo” (At. 1:5).

Il Pentecostalismo fa appello a questo racconto di Atti come prova per la loro pretesa che vi debbano essere due opere distinte della grazia sui loro cuori: la rigenerazione (o conversione) ed il battesimo con lo Spirito Santo. L’esperienza dei discepoli, e di altri, nel libro di Atti, viene considerata come normativa per ogni figliolo di Dio. Il Pentecostalismo insiste che la Pentecoste debba essere ripetuta, sempre di nuovo, per ogni membro della Chiesa. Esso parla di “una Pentecoste personale” per ogni cristiano.

Tutto questo tradisce una completa mancanza di comprensione del grande avvenimento della Pentecoste. Postulare una seconda Pentecoste sarebbe altrettanto folle quanto esigere un’incarnazione personale di Gesù, una morte personale di Gesù, oppure una risurrezione personale di Gesù.

La Pentecoste era il dono del Cristo esaltato, il dono dello Spirito Santo alla Sua Chiesa. Lo Spirito venne dato in misura piena e ricca, Egli fu effuso, riversato. Egli venne dato come Colui che porta alla Chiesa le primizie dell’opera compiuta da Gesù Cristo, i benefici della morte e della risurrezione di Cristo, cioè la salvezza di Cristo. Nel dono dello Spirito la promessa evangelica dell’Antico Testamento fu adempiuta per la Chiesa[9], perché il Figlio di Dio diede al popolo di Dio piena salvezza – il perdono dei peccati e la vita eterna. Egli battezzò la Chiesa con lo Spirito Santo[10]. Essendo più grande di Giovanni Battista, Egli inondò la Chiesa con quella realtà, mentre Giovanni solo poteva darne il segno[11].

Quella grande domenica segnò il passaggio dall’antica alla nuova era, è il confine fra la vecchia e la nuova dispensazione. La distinzione fra Antico e Nuovo Testamento riguarda la pienezza dello Spirito, e la pienezza dello Spirito riguarda le piene ricchezze della salvezza compiuta da Cristo. Questo è l’insegnamento di Gv. 7:37-39: “Or nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù si alzò in piedi ed esclamò dicendo: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d'acqua viva». Or egli disse questo dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro che avrebbero creduto in lui; lo Spirito Santo infatti non era ancora stato dato, perché Gesù non era stato ancora glorificato”. Al tempo dell’Antico Testamento, precedente alla Pentecoste, lo Spirito Santo non era ancora stato effuso nella sua pienezza. Egli e la Sua opera salvifica non mancavano in modo assoluto, perché Egli salvava il popolo di Dio nel contesto dell’antico patto, tanto quanto Egli ci salva ora. Egli però non vi era presente con la pienezza e ricchezza della salvezza con la quale Egli ora dimora nella Chiesa, Egli non poteva, perché Cristo non era ancora morto e risorto, acquisire di fatto quella ricca e piena salvezza. Come Natale era il compleanno del Figlio di Dio nella carne, così la Pentecoste era “il compleanno” dello Spirito come lo Spirito di Cristo nella Chiesa.

La Pentecoste, come l’incarnazione, la crocifissione, la risurrezione e l’ascensione, fu un evento compiuto una volta per sempre. Cinquanta giorni dopo essere risorto, Gesù inviò il Suo Spirito alla Sua Chiesa. Non si tratta di un avvenimento ripetibile, più di quanto non sia ripetibile la morte di Cristo. E’ cosa priva di senso, se non eresia, predicare a ciascun cristiano una Pentecoste personale. Ecco perché si tratta di un errore attenderci il riapparire dei segni della Pentecoste attraverso la storia della Chiesa. Il un suono come di vento impetuoso che soffiava, delle lingue come di fuoco che si dividevano e che andavano a posarsi su ciascuno dei discepoli, i quali cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi, erano i segni, una volta per tutte, dell’evento storico dell’effusione dello Spirito, proprio come un grande terremoto fu il segno della risurrezione di Gesù. Certo, questi segni sono intesi essere i miei segni nel 20° secolo, tanto quanto erano intesi essere segni per Pietro nell’anno 33; ma essi sono miei non nel senso che debbano essere ripetuti nella mia esperienza, ma per il fatto di essere stati scritti nelle pagine delle Sacre Scritture e di dover essere da me ricevuti per fede.

Quando i pentecostali cercano di negare il carattere di unicità della Pentecoste indicano quelle che nel libro degli Atti paiono essere ripetizioni della Pentecoste: la discesa dello Spirito sui convertiti della Samaria (At. 8:5-24), l’effusione dello Spirito Santo su Cornelio e quelli di casa sua (At. 10:44-48; At. 11:15-18) e la discesa dello Spirito Santo sui discepoli di Giovanni (At. 19:1-7). In realtà questi episodi sono avvenimenti speciali, intesi da Dio per dimostrare come le irripetibili meraviglie della Pentecoste si estendono a tutta la Chiesa, specificatamente i mezzi – pagani (i Samaritani), gli esplicitamente pagani (quelli della casa di Cornelio), e i discepoli di Giovanni Battista. Si tratta di estensioni della Pentecoste all’intera Chiesa, il completamento più ampio della Pentecoste.

Alla luce del significato della Pentecoste,  noi possiamo subito vedere come, nel giorno della Pentecoste, uomini e donne che già erano state salvate, ricevettero il dono dello Spirito Santo tanto da godere nuove ricchezze di salvezza ed una potenza fino ad allora loro sconosciuta. Questo non indica che vi siano due opere della grazia in ogni cristiano; questo non è normativo per ogni credente, come se dovessimo aspettarci, ed anelare, di passare da “una semplice salvezza per fede” ad un più alto livello di sensazioni e di potenza, quello di un “battesimo nello Spirito”. La spiegazione si trova nella posizione storica unica nel suo genere in cui si trovavano i santi che avevano vissuto la Pentecoste. Essi vivevano la transizione fra la vecchia dispensazione e la nuova, al “non ancora” dello Spirito alla Sua presenza, fra il tempo di Cristo non ancora glorificato al Suo essere glorificato. Prima di quel momento, quei santi erano salvati, ora, all’alba della nuova dispensazione, essi ricevono il dono dello Spirito nella Sua pienezza, cioè la salvezza completata del Cristo glorificato. A Pentecoste essi si muovono non da un primo livello di grazia ad un secondo più alto livello di grazia, ma dall’infanzia della Chiesa dell’Antico Patto alla maturità della Chiesa del Nuovo Patto[12].

Ci ripugna l’idea che ciascuno di noi debba ripetere l’esperienza della Pentecoste. In questo caso dovremmo per un certo tempo ritornare nell’antica dispensazione, vivere sotto la legge fatta di tipi ed ombre, affinché ad un certo punto, noi si possa passare nella nuova dispensazione. Anche se questo fosse possibile, noi lo rifiuteremmo perché abbiamo ben udito gli ammonimenti della lettera ai Galati ed agli Ebrei.

Noi, santi del Nuovo Testamento, riceviamo lo Spirito del Cristo glorificato, con il pieno Cristo e tutti i Suoi benefici, non appena Egli ci rigenera e viene a prendere dimora in noi, ci battezza nel corpo di Cristo, la Chiesa, e ci unisce a Cristo con una fede vera e vivente. Certo, le benedizioni della Pentecoste sono nostre, tutte le benedizioni di cui avevano goduto quei 120 credenti nell’alto solaio a Gerusalemme; certo, noi pure condividiamo la Pentecoste, in modo reale e pieno come quei 120 credenti. Questo vale allo stesso modo in cui noi abbiamo la nostra parte dei benefici della morte e risurrezione di Cristo. Se uno non partecipa alla morte ed alla risurrezione di Cristo, e neanche alla Pentecoste, semplicemente questi non è salvato. Io, però, non partecipo ai benefici della morte di Cristo ripetendo in qualche modo la Sua morte nella mia personale storia ed esperienza. E’ per fede che io partecipo alla morte e risurrezione di Cristo; è per fede che io sono crocifisso con Cristo e risorto con Lui. Allo stesso modo, è sempre per fede che io partecipo alla Pentecoste. Le benedizioni di quel grande giorno, ora passato da quasi 2000 anni, diventano personalmente le mie attraverso la fede, operata in me dallo Spirito, la stessa che mi unisce a Cristo ed al Suo Corpo, la Chiesa, alla quale allora fu dato lo Spirito e nella quale lo Spirito dimora per sempre. Questo è l’insegnamento di Galati 3: “...affinché la benedizione di Abrahamo pervenisse ai gentili in Cristo Gesù, perché noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede” (Ga. 3:14).

Il dono delle lingue
L’altra delle due caratteristiche notevoli del Pentecostalismo è la sua dottrina, e presunta pratica, riguardante gli straordinari doni dello Spirito, specialmente quello delle lingue. Anche per questo si presume di trovare la convalida nella Scrittura, e particolarmente in 1 Corinzi 12-14. Qual è la risposta riformata a questo insegnamento ed all’appello che fa alle Scritture?

Al tempo degli apostoli esisteva un dono delle lingue, sia che questo dono possa essere spiegato come la capacità di parlare lingue straniere senza averle prima imparate, sia la capacità di parlare in lingue totalmente nuove e sconosciute. 1 Corinzi 14 indica come almeno un aspetto del dono delle lingue, in quei giorni, era la capacità di parlare in una lingua del tutto nuova e sconosciuta. Nessuno, neppure colui che la parlava, comprendeva ciò che veniva detto (v. 2,14). L’interpretazione delle lingue era, come la lingua stessa, un dono dello Spirito (v. 13; cfr. 1 Co. 12:10). Chi parlava in lingue non parlava agli uomini, ma a Dio (v. 2). Il beneficio di tutto questo non era l’edificazione degli altri, ma l’edificazione propria (v. 2), “...perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno lo comprende, ma egli in spirito proferisce misteri” (1 Co. 14:2).

In quei giorni vi erano pure altri doni straordinari dello Spirito: il dono di ricevere da Dio speciali rivelazioni, il dono di cacciare i demoni, il dono di prendere in mano serpenti,  il dono di bere cose velenose senza averne alcun danno, il dono di guarire i malati imponendo loro le mani, ed il dono di far risorgere i morti[13].

Fra questi doni, la capacità di parlare in lingue era la capacità che aveva la minore importanza. Nella lista di doni in 1 Co. 12:28-31, le lingue e l’interpretazione delle lingue vengono alla fine e non vengono considerati “i doni migliori” che i Corinzi avrebbero dovuto desiderare. 1 Corinzi 14:39 semplicemente istruisce i Corinzi a non impedire le lingue, mentre li esorta a desiderare ardentemente la profezia. Tutt’attraverso 1 Corinzi 14 l’apostolo minimizza l’importanza delle lingue in rapporto alla superiorità della profezia, e denuncia molti abusi che nella comunità di Corinto contraddistinguevano il dono delle lingue. Inoltre, il dono delle lingue non era retaggio di tutti i Corinzi, e non si attendeva che tutti lo ricevessero (1 Co. 12:20). E’ molto strano, a dir poco, che il Pentecostalismo faccia tutto quel chiasso dicendo di voler restaurare il Cristianesimo del Nuovo Testamento, rendendo prioritario il dono delle lingue, facendolo passare come il dono per eccellenza, ascrivendogli, sia in teoria che in pratica, una preminenza che assolutamente non aveva nei giorni degli Apostoli, e che certo Pentecostalismo sostenga che ogni cristiano dovrebbe possedere questo dono, come se Paolo non avesse scritto: “Forse che tutti parlano in lingue?”.

L’argomentazione usata dal Pentecostalismo per sostenere questa pratica è semplice: “La Scrittura insegna che il miracoloso era parte della vita e del ministero nei giorni degli apostoli, quindi, il dono di operare miracoli dovrebbe trovarsi anche oggi nella Chiesa”.

Ignorato dal Pentecostalismo è che l’insegnamento delle Scritture è che i miracoli sono “segno di un apostolo”. Il potere di fare miracoli era congiunto al ministero apostolico ed aveva lo scopo di autenticare gli apostoli come speciale servitori di Cristo e la conferma della loro dottrina come Evangelo di Dio. Questo non implica che solo gli apostoli potessero operare miracoli. Di fatto altri santi avevano il dono di operare miracoli. Significa però che il miracoloso era apostolico, che derivava dal ministero apostolico presente nella Chiesa a quel tempo, e che serviva per attestare gli apostoli e la loro dottrina. I miracoli erano le credenziali degli apostoli.

La necessità dei miracoli durante l’era apostolica deriva dal servizio unico nel suo genere degli apostoli. Essi dovevano deporre le fondamenta della Chiesa neotestamentaria di Cristo. Paolo scrive in Efesini 2:20 che i santi provenienti dal paganesimo, insieme a quelli d’origine israelita erano: “edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Gesù Cristo stesso la pietra angolare”. Gli apostoli sono il fondamento della Chiesa, proprio come Cristo è “la pietra angolare”.  Essi sono fondamento in virtù della Parola che essi proclamano e scrivono. Allo stesso modo in  Corinzi 3:10 Paolo afferma di avere deposto le fondamenta della Chiesa in Corinto, laddove altri hanno poi edificato su questo fondamento: “Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come savio architetto io ho posto il fondamento, ed altri vi costruisce sopra; ora ciascuno stia attento come vi costruisce sopra”.

Che i miracoli, incluso il miracolo delle lingue, fossero una componente del ministero apostolico è insegnato in 2 Corinzi 2:12: “Ora i segni dell'apostolo sono stati messi in opera fra voi con grande pazienza, con segni e prodigi e con potenti operazioni”. Paolo qui difende il suo apostolato dagli attacchi che aveva ricevuto in Corinto. Egli lamenta, al v. 11: “Sono diventato insensato vantandomi, voi mi ci avete costretto, poiché avrei dovuto essere raccomandato da voi, perché non sono stato per nulla inferiore ai sommi apostoli, benché io non sia niente”. I corinzi avrebbero dovuto onorare e riconoscere l’apostolato di Paolo, perché Cristo ne aveva dato chiara prova attraverso i miracoli che aveva operato tramite lui. I miracoli vengono descritti come segni, prodigi, ed opere potenti. Essi vengono chiamati “segni dell’apostolo”, l’espressione è inequivocabile, sono “segni dell’apostolo” che appartengono al ministero apostolico.

Ebrei 2:3,4 pure congiunge gli straordinari doni dello Spirito con il ministero apostolico. I primi tre versetti del capitolo ci ammoniscono a non trascurare “una così grande salvezza”. Ci si rende colpevoli di questo rifiutando di prestare la debita attenzione alla Parola di Dio. Proprio perché attraverso la Parola abbiamo una tale grande salvezza: “Questa, dopo essere stata inizialmente annunziata dal Signore, è stata confermata a noi da coloro che l'avevano udita, mentre Dio ne rendeva testimonianza con segni e prodigi, con diverse potenti operazioni e con doni dello Spirito Santo distribuiti secondo la sua volontà”.  La grande salvezza è stata annunciata, l’abbiamo udita. Il brano stabilisce il primato della predicazione della Parola come mezzo di salvezza. Anche nell’era apostolica non erano i miracoli, non erano i doni straordinari dello Spirito Santo ad essere la cosa principale, ma lo era la proclamazione della Parola. I miracoli erano secondari, erano strettamente dipendenti alla dottrina apostolica.

Questo brano, però, insegna chiaramente pure che i miracoli appartenevano all’ufficio e ministero apostolico. L’autore dice che i santi del Nuovo Testamento, i cristiani di origine israelita in particolare, hanno la Parola di Dio che porta loro salvezza. Essi devono prestare attenzione a questa Parola, non devono lasciarsela scivolare via: “Perciò bisogna che ci atteniamo maggiormente alle cose udite, che talora non finiamo fuori strada” (Eb. 2:1). In che modo siamo giunti ad avere la Parola di Dio? Essa fu pronunciata in primo luogo dal Signore stesso, poi fu confermata da “coloro che Lo udirono”. Si tratta degli apostoli. Al riguardo degli apostoli il v. 4 afferma: “Dio ne rendeva testimonianza con segni e prodigi, con diverse potenti operazioni e con doni dello Spirito Santo distribuiti secondo la sua volontà”. Il riferimento qui è ai miracoli, descritti in 2 Co. 12:12 come “segni e prodigi”. Le elargizioni dello Spirito Santo sono doni straordinari dello Spirito che si trovavano nella Chiesa al tempo degli Apostoli. Fra di essi vi erano “diversità di lingue” ed il dono della “interpretazione delle lingue”, come mostra 1 Corinzi 12:10. I miracoli ed i doni straordinari dello Spirito erano testimonianza  proveniente da Dio a coloro che avevano udito Cristo (cioè gli apostoli). Lo scopo di questa testimonianza era la conferma della Parola di Dio verso di noi, cioè che la dottrina apostolica è vera Parola di Dio. I miracoli ed i doni straordinari dello Spirito non sono per ogni tempo, ma solo per l’era apostolica. Essi, per volontà di Dio, furono connessi all’ufficio dell’apostolo affinché questi potessero confermare la Parola portata dagli apostoli.

La stessa cosa è insegnata in Marco 16:20: “Essi (gli apostoli) poi se ne andarono a predicare dappertutto, mentre il Signore operava con loro e confermava la parola con i segni che l'accompagnavano”. I segni, o miracoli, erano la potente conferma data dal Signore alla Parola predicata dagli apostoli. Allo stesso modo il Signore aveva autenticato la Parola portata dall’apostolo Paolo e del suo collega Barnaba: “Essi dunque rimasero là molto tempo, parlando francamente nel Signore, il quale rendeva testimonianza alla parola della sua grazia, concedendo che segni e prodigi si operassero per mano loro”.

Ora, l’ufficio degli apostoli non doveva essere di carattere permanente nella Chiesa, ma un ufficio temporaneo. Le qualifiche dell’apostolo lo mostrano. Un apostolo doveva essere una persona che avesse visto il Signore risorto tanto da predicare la risurrezione come testimone oculare (1 Co. 9:1). Egli doveva essere stato incaricato direttamente dal Signore risorto (Gv. 20:21; At. 26:15-18), il fatto cioè che egli avesse ricevuto l’Evangelo dal Gesù stesso (Ga. 1:11,12).

Il compito specifico dell’apostolo pure indica la natura temporanea di quell’ufficio. Questo compito era quello di porre le fondamenta della Chiesa. Non si deve per sempre porre le fondamenta di un edificio. Viene il tempo in cui le fondamenta sono poste: coloro che ne erano stati incaricati vengono così rimossi ed altri subentrano al loro posto, al servizio della Chiesa, pastori, dottori ecc. la cui vocazione è quella di edificare su quelle stesse fondamenta.

L’ufficio dell’apostolo, però, è scomparso, come pure scompare il miracoloso (“i segni dell’apostolo”), perché il miracoloso era una componente di quell’ufficio e serviva a quel ministero.

E’ per questo stesso motivo che coloro che oggi insistono sui miracoli, dovrebbero pure mostrarci degli apostoli. Che i Pentecostali, allora, ci mostrino i loro apostoli! E’ significativo che in Inghilterra, nel 1800, sorgesse un movimento precursore del Pentecostalismo, cioè gli Irvingiti, chiamati così dal loro fondatore, Edward Irving, i quali, di fatto, elessero dodici apostoli. Così facendo, il movimento era coerente. Si noti, inoltre, sebbene oggi il Pentecostalismo esiti a chiamarli apostoli, come esso attribuisca ai suoi leader poteri che solo gli apostoli potrebbero possedere: un’autorità personale ed assoluta sulla Chiesa, o comunità; nuove rivelazioni da parte di Dio della Sua volontà per la Chiesa, dottrine extra-bibliche che sono vincolanti sui santi.

La storia della Chiesa stessa è testimone della verità dell’insegnamento della Scrittura che i miracoli ed i doni straordinari fossero solo temporanei. I miracoli cessarono nella Chiesa intorno all’anno 100, più o meno al tempo della morte dell’ultimo apostolo[14]. Per un certo periodo dopo questo, solo sette eretiche e scismatiche affermavano di avere il potere di operare miracoli, cioè i Montanisti[15].

Col passare del tempo, il potere d’operare miracoli ricominciò ad essere preteso ed enfatizzato nella Chiesa romana ma, significativamente, questo andava di pari passo con l’allontanamento della Chiesa dalla verità dell’Evangelo. La Chiesa cattolica romana, naturalmente, ha sempre preteso il potere di operare miracoli ed ha sempre stregato la sua gente con miracoli d’ogni genere[16].

La Chiesa purificata della Riforma espressamente ripudia ogni miracolo. La Riforma, di fatto, era confrontata con i miracoli su due fronti: Roma e i gruppi anabattisti con la loro mistica “religione dello Spirito”. Sia Roma come i mistici facevano appello ai loro miracoli come prova di essere la vera religione, e si prendevano gioco della Riforma perché priva di miracoli. Colpendo intuitivamente il cuore della questione – e questo stesso è pure il cuore della questione oggi con il Pentecostalismo, Lutero chiamava il popolo di Dio a credere, a vivere e ad aderire strettamente alla nuda Parola di Dio, anche quando gli eretici potessero sfoggiare autentiche valanghe di miracoli al fine di sedurlo e di allontanarlo dalla verità. Giovanni Calvino esprime in questo modo, più dettagliato, la posizione riformata al riguardo:

Nel richiederci miracoli sono irragionevoli. Noi non fabbrichiamo un qualche nuovi Evangelo, ma teniamo per certo quello la cui verità è confermata dai miracoli che hanno fatto Gesù Cristo e i suoi apostoli. Si potrebbe dire che essi abbiano questo vantaggio su di noi: possono confermare la loro dottrina con continui miracoli che avvengono fino al dì d’oggi. I miracoli che essi menzionano dovrebbero piuttosto scuotere e far dubitare uno spirito fermo, tanto sono frivoli e menzogneri. E quand’anche fossero i più straordinari che si possano immaginare, non devono tuttavia essere contrapposti alla verità di Dio, dato che il nome di Dio deve essere santificato sempre e dappertutto, sia dai miracoli che dall’ordine naturale delle cose. Essi sarebbero più convincenti, a questo riguardo, se la Scrittura non ci avesse istruito sullo scopo legittimo dei miracoli. San Marco dice che quegli fatti dagli apostoli hanno servito a confermare la loro predicazione (Mr. 16:20). Similmente San Luca dice che nostro Signore, facendoli, ha voluto rendere testimonianza alla parola della sua grazia (At. 14:3). A ciò corrisponde quanto dice l’Apostolo, che la salvezza annunciata dall’Evangelo è stata confermata dalla testimonianza di Dio con segni e potenza miracolosa (Eb. 2:3,4). Quando ci viene detto che questi sono sigilli destinati a stabilire la verità, li applicheremo a rafforzare la menzogna? Per questo motivo bisogna che la dottrina, la quale precede i miracoli come dice l’Evangelista, sia esaminata per prima. Se essa è approvata, allora potrà essere confermata dai miracoli. Ora un buon indizio di vera dottrina, come dice Cristo, si ha quando essa tende non alla gloria degli uomini, ma a quella di Dio (Gv. 7:18; 8:50). Poiché Cristo afferma che questa deve essere la prova, significa intendere male i miracoli utilizzarli ad altro scopo che ad illustrare il nome di Dio. E ci dobbiamo anche ricordare che Satana ha i suoi miracoli; i quali, sebbene siano illusione più che vera potenza, tuttavia sono tali da poter ingannare i semplici ignoranti. I magi e gli incantatori sono stati sempre noti per i loro miracoli; l’idolatria dei pagani è stata nutrita da miracoli eccezionali che tuttavia non ci spingono ad accettare la superstizione dei magi né degli idolatri. Con questo stesso argomento i Donatisti, anticamente, colpivano la semplicità del popolo compiendo numerosi miracoli. Diamo dunque ora ai nostri avversari la stessa risposta che ha dato S. Agostino ai Donatisti: nostro Signore ci ha messo in guardia contro questi operatori di miracoli, predicando che verrebbero dei falsi profeti e con grandi prodigi e fatti meravigliosi trarrebbero in inganno anche gli eletti, se questo fosse possibile (Mt. 24:24). S. Paolo ha avvertito che l’Anticristo sarebbe accompagnato da ogni potenza e da miracoli e prodigi menzogneri (2 Ts. 2:9). Ma i nostri miracoli, essi dicono, non sono operati né dagli idoli, né dagli incantatori, né dai falsi profeti, ma dai santi. Come se noi non fossimo in grado di comprendere che è appunto l’abilità di Satana di trasfigurarsi in angelo di luce (2 Co. 12:14) ... ciò che i nostri avversari si attribuiscono sono semplicemente illusione di Satana, che servono a sviare il popolo di Dio da rendere onore al suo Dio”[17].  

I miracoli del Pentecostalismo, come i miracoli di Roma, sono fraudolenti[18]. Essi sono solo conformi agli unici miracoli che la Scrittura profetizza per gli ultimi giorni: i segni ed i miracoli dei falsi cristi e dei falsi profeti che, se possibile, avrebbero ingannato anche gli eletti (Mt. 24:24), i portenti, i segni e i prodigi bugiardi dell’uomo di peccato destinati “per quelli che periscono, perché hanno rifiutato di amare la verità per essere salvati” (2 Ts. 2:9-12).

Attenzione, dunque! Non lasciatevi imbrogliare e raggirare dai moderni venditori di miracoli!

La Chiesa riformata non ha bisogno alcuno di miracoli. La sua fede è la dottrina degli apostoli, quella che hanno ricevuto da Gesù. Questa dottrina è già stata confermata da molti miracoli. Non ha bisogni di ulteriori attestazioni. L’unico vangelo che richiede nuovi miracoli è un nuovo vangelo. Questo, però, non implica che la religione riformata sia priva di miracoli. Il Pentecostalismo vorrebbe lasciarci con questa impressione: sarebbe un vangelo con miracoli, il pieno vangelo! mentre la fede riformata sarebbe un vangelo senza miracoli, e quindi meno che un pieno vangelo!

In primo luogo il credente riformato vede la il potere onnipotente di Dio in tutta la creazione ed in ogni aspetto della vita terrena. Il quotidiano sorgere del sole, il risveglio annuale della natura in primavera, la fioritura di ogni singola rosa, il concepimento di un bambino, il sorgere di un terremoto, il sorgere e la caduta di grandi nazioni, la salute e la vita, e un pezzo di pane sulla mia tavola – sono tutte opere meravigliose di Dio, onnipotente, onnipresente ed incomprensibile. Il Cristo della nostra fede è il sovrano Signore che ora sta sostenendo e governando ogni cosa con la Parola della Sua potenza nel modo più meraviglioso (Eb. 1:3).

In secondo luogo il credente riformato afferma come proprio ogni singolo miracolo che sia registrato nelle Scritture. L’idea che non si abbiano miracoli a meno che non siano compiuti da noi stessi o sotto i nostri occhi, è veramente stupida. Il miracolo della creazione, il miracolo del diluvio, il miracolo del fuoco dal cielo che divora il sacrificio di Elia, il miracolo dell’incarnazione, il miracolo di Pietro che fa risorgere Dorca, e tutti gli altri, sono i miei miracoli, altrettanto veri di quanto essi fossero stati mia esperienza diretta, non solo perché essi sono stati atti di liberazione della Chiesa di cui sono membro, ma pure perché mi stupiscono, mi portano ad adorare Dio, e rafforzano la mia fede nella Sua Parola, tanto quanto come se io li avessi visti con i miei stessi occhi. I credenti riformati hanno un’abbondanza di miracoli nella Bibbia. Qualsiasi miracolo addizionale, prima del ritorno del Signore Gesù, sarebbe superfluo.

In terzo luogo, la Parola proclamata dalla Chiesa riformata compie costantemente grandi miracoli. Essa fa risorgere chi è spiritualmente morto, apre gli occhi di chi è spiritualmente cieco, fa si che chi è zoppo spiritualmente salti come un capretto, essa abbatte le fortezze di Satana in cuori e vite umane (Is. 35; 2 Co. 10:3-6). Con la potenza dello Spirito Santo, la verità opera il miracolo della salvezza: fede, ravvedimento, perdono, e santità. Questi sono miracoli stupefacenti, molto più grandi, se noi ne dovessimo fare il confronto, delle guarigioni fisiche, per non dire nulla di quei miracoli banali e privi di senso tanto vantati dal Pentecostalismo. I miracoli spirituali dell’Evangelo, difatti, sono la realtà di cui le guarigioni fisiche di Gesù e dei Suoi apostoli erano segno.

No, la Chiesa riformata non è una Chiesa priva di miracoli.

Lo scopo principale del nostro saggio, però, è quello di rispondere alle argomentazioni del Pentecostalismo sulla sua dottrina del battesimo di Spirito Santo e della pratica dei miracoli, specialmente quello delle lingue. Questo lo abbiamo fatto. Nel rispondere al suoi appelli alla Scrittura, abbiamo mostrato sulla base della stessa Scrittura che il Pentecostalismo è eretico in quanto alla dottrina della salvezza (il battesimo di Spirito Santo) e fraudolento nei suoi miracoli.

La fede riformata giudica il Pentecostalismo essere una religione diversa da quella di Lutero, Calvino e dei credi riformati – un allontanamento fondamentale dalla fede una volta per sempre tramandata ai santi.
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[1] “E chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo sarà perdonato, ma chi bestemmierà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato” (Lu. 12:10).

[2] “Da questo potete conoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio. E ogni spirito che non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, non è da Dio; e questo è lo spirito dell'Anticristo che, come avete udito, deve venire; e ora è già nel mondo” (1 Gv. 4:2,3).

[3] “Chi va oltre e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Dio; chi dimora nella dottrina di Cristo, ha il Padre e il Figlio” (2 Gv. 9).

[4] “Or vi sono diversità di doni, ma non vi è che un medesimo Spirito” (1 Co. 12:4).

[5] Da “glossolalia” (parlare in lingue).

[6] Cfr. anche Mr. 1:18; Lu. 3:16 e Gv. 1:33.

[7] Gv. 3:1-8.

[8] At. 2:16-18.

[9] At. 2:38,39; Ga. 3:14.

[10] At. 1:5.

[11] Mt. 3:11.

[12] "Ora io dico che per tutto il tempo che l'erede è minorenne non è affatto differente dal servo, benché sia signore di tutto, ma egli è sotto tutori e amministratori fino al tempo prestabilito dal padre. Così anche noi, mentre eravamo minorenni, eravamo tenuti in servitù sotto gli elementi del mondo, ma, quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge, perché riscattasse quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione. Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: «Abba, Padre», Perciò tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede di Dio per mezzo di Cristo" (Ga. 4:1-7).

[13] Cfr. Mr. 16:17,18; 1 Co. 12:1-11.

[14] Gruppi settari di vario tipo, al contrario, hanno usato ed usano questa data non per segnare il termine dell’era apostolica, ma per dire che da quel punto la Chiesa si fosse corrotta e per sostenere che essi soli ne erano o sono i legittimi successori, adducendo la “prova” dei miracoli che avverrebbero od avvengono fra di loro. Si perpetua così un equivoco di fondo, sfruttato abilmente per perseguire scopi fraudolenti. La corruzione delle istituzioni ecclesiastiche o delle dottrine (fenomeno umano purtroppo spesso presente) non può però essere un pretesto per affermare la purezza apparente del proprio gruppo.

[15] Setta del secondo secolo che prende il nome dal suo fondatore, Montano.

[16] Affermiamo, quindi, esattamente il contrario di ciò che molti sostengono, cioè che è l’assenza del miracoloso e dello stupefacente che caratterizza la vera chiesa. Il miracoloso di fatto, da quel momento in poi, diventa una tipica espressione dell’inganno satanico.

[17] Istituzione della Religione cristiana, di Giovanni Calvino, Torino: UTET, 1971.  Dalla lettera di prefazione al Re di Francia, p. 121-123.

[18] Quand’anche fossero grandi guarigioni fisiche, i loro risultati spirituali sono devianti: deviano regolarmente l’attenzione del fedele ad un falso Evangelo, a delle false dottrine, a potenti personaggi vivi o morti, terrestri o celesti, pregiudicando così la salvezza eterna dell’anima.  Inoltre servono per compiacere la carne e non danno gloria a Dio.

 

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